L’umana risorsa

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La raccolta di brevi racconti - interrotta a tratti da elementari minima moralia e da inserti dell’autore - trova la sua genesi nell’intento di raffigurare ritratti inconsueti della diversità, colti in un ambiente sociale quale quello dell’industria automotive, a cavallo dei due secoli. In questo periodo l’anelito organizzativo alla standardizzazione e alla normalizzazione dei comportamenti e delle risorse forse ha trovato la massima espressione, sintetizzata nei manuali e nelle prassi di gestione aziendale. Lo scopo della narrazione è quello di ricordare e di riproporre, in controtendenza, il ruolo della risorsa umana nei sistemi industriali spingendosi alla esplorazione dei valori celati tra le pieghe dei singoli caratteri. Si tratta di una stringata collazione di episodi e di tratti individuali di persone e di fatti, verosimilmente ispirata alla vita reale ancorchÊ romanzata. La irregolarità che è il tratto caratteristico di ogni essere umano, va scovata e compresa - persino in ottica egoistica e utilitaristica - a partire da noi stessi, per estendere la curiosità scevra di giudizio e quanto piÚ onesta sia possibile, a coloro che sono il nostro sociale in ambiente lavorativo. Si alternano disgraziati e manager, storie di successo e di insuccesso, umanità confusa e sistemata negli strati verticali dell’alveare della convivenza industriale, simulacro della società civile. Comprare, affittare, la persona dal collo in giÚ simulando modernamente un illuminato interesse alle sue potenzialità e disponibilità umane, è una operazione perdente, ogni volta che si traduce in procedure e modelli di sintesi. L’esperienza di un direttore delle risorse umane che ha speso quasi quarant’anni nelle realtà industriali, sembra prestarsi allo scopo, per la disponibilità di una platea di soggetti e vite, non soltanto retribuiti. Ogni episodio è descritto con un taglio “trasversale”, forse irrequieto, da cui emerge un bassorilievo di attori involontari, piÚ illuminati e ora visibili nel loro intimo esistere. Il libro non ha un vero principio e neppure una fine, da cui evincere una morale, un epilogo, ma lascia in sospeso il pensiero, forse per consegnare una sensazione globale, un sapore indistinto che ogni lettore puÃ˛ elaborare secondo la propria attitudine. Infine, il linguaggio narrativo è talvolta ostico, complesso, articolato, forse alto, con la presunzione di un uso metalinguistico della lingua, in cui il suono e il ritmo sono parte integrante, sono sottofondo musicale di ogni pagina. È necessario entrare nello stile dell’autore, metabolizzare le prime pagine, per desistere dal prepotente impulso di rinunciare a proseguire la lettura delle pagine successive.

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