Cinque donne dominanti e sexy. Cinque donne capaci di imporsi e di dettare le proprie regole. Anche con la frusta, se serve.

“FemDom” sta per “Female Domination”, dominazione femminile. La raccolta di racconti hard “Femdom Power” parla proprio di questo: donne che assumono il ruolo di Mistress e prendono la frusta dalla parte del manico, per una volta. Perché il BDSM non è fatto solo di uomini sadici con decine di donne ai propri piedi.

La raccolta contiene scene di sesso esplicito e descrizioni dettagliate di pratiche BDSM.
Nello specifico:pegging (penetrazione praticata dalla donna sull’uomo);puppy play e pony play (giochi di ruolo nei quali il sottomesso viene trattato come un animaletto o un cavallo);medical femdom (imitazione di pratiche mediche con finalità erotiche). Tutte le pratiche descritte sono da intendersi come giochi erotici tra persone adulte e consenzienti.

La raccolta è lunga 7.900 parole (43 pagine).

Estratto dal racconto “Paura del dottore?”

Levo il ghiaccio secco dalla faccia e riabbasso la testa. Il naso pulsa ancora, ma quanto meno non fa più male. Ci passo sotto il dorso della mano e lo ritiro pulito: ha anche smesso di sanguinare.
Devo imparare a stare più attento ai palloni volanti, quando giro in cortile. Piccole pesti.
«Forse non morirò dissanguato,» urlo in direzione della cucina.
Annalisa si affaccia dalla porta. «Bene! Recupero una pomata e arrivo. Dammi un attimo.»
Scivolo giù dal lettino da estetista piazzato in mezzo al salotto. Sono circondato da scatoloni aperti e da pezzi di mobili ancora da montare. Passo accanto a un tavolino metallico, di quelli che si vedono nelle sale operatorie dei film. Sfioro una pila di libri con la gamba: si rovesciano a terra e uno scivola fino alla porta del bagno.
Dio, che casinista che sono. Entro in casa di quella strafiga della nuova vicina e non capisco più un tubo.
Mi inginocchio per recuperarli: è tutta roba che parla di anatomia e malattie.
«Sei un medico?»
«Quasi. Lascia pure: tanto qui è tutto da sistemare.» Si avvicina con una cassetta degli attrezzi lunga quanto il suo avambraccio e la appoggia sul lettino. Impegnativa come cassetta del pronto soccorso.
La indico con il mento. «Hai intenzione di fare strani esperimenti su di me?»
Alza un angolo della bocca in un mezzo sorriso, mi lancia un’occhiata e scosta lo sguardo. Fruga nella cassetta a testa bassa, entrambe le mani infilate dentro e la fronte corrucciata. Ha le guance porpora.
Tira fuori un tubetto.
«Siediti sul lettino e fatti mettere la pomata.» Ha la voce roca.
Mi sistemo accanto alla cassetta aperta. Dentro ci sono aghi lunghi un dito, sormontati da cappucci colorati e ancora confezionati. In un angolo ci sono un rotolo di cerotto, delle garze e una bottiglia di alcool etilico, che fa capolino da sotto una confezione di ovatta.
«Ti porti il lavoro a casa?»
Magari si droga. O forse preferisce avere tutto a portata di mano, in caso di emergenza. O magari è una pazza che mi sevizierà per una settimana.
«Più o meno.»
Mi prende per il mento e mi gira la faccia verso di lei. Con l’altra mano spalma una noce di crema gelida sul naso. Lancia un’occhiata verso il basso, in direzione del mio pacco. Si lecca le labbra. Sono carnose e a forma di cuore, un poco screpolate. Profuma di borotalco e la camicetta lascia intravedere la linea tra i seni.
Non sarebbe male farsi seviziare da una così.