Da ottant’anni El Alamein è un grido che risuona nei cuori e nelle menti d’Italia. Per i ragazzi dell’Ariete, della Trento, della Folgore, della Trieste, della Littorio, della Bologna, della Brescia, della Pavia, del 4° e del 150° stormo d’assalto, rappresentò l’appuntamento con un destino ingrato, da ciascuno onorato al meglio. A mandarli al massacro furono la sanguinaria follia del duce e il tradimento degli ammiragli. Mussolini nel ’41 e nel ’42 preferí inviare undici divisioni e il meglio dell’artiglieria nel mattatoio sovietico, anziché in Africa, dove avrebbero potuto cambiare il corso della guerra; i capi della Marina rivelarono agli inglesi le rotte dei trasporti verso Tripoli e Bengasi privando in tal modo l’armata italo-tedesca dei rifornimenti indispensabili per raggiungere il canale di Suez. Pur ignorati dalle ricostruzioni ufficiali, bersaglieri, parà, fantaccini, genieri, aviatori scrissero pagine di memorabile abnegazione persino a dispetto del regime, che li aveva abbandonati nel deserto. E gli italiani non scapparono, non alzarono le mani, spesso morirono in silenzio nella loro buca. Gli stessi successi di Rommel furono frutto, finché il nemico non se ne accorse, di una straordinaria operazione di spionaggio condotta dal maggiore dei carabinieri Manfredi Talamo, in seguito fucilato alle Fosse Ardeatine. A El Alamein cominciò la presa di coscienza dei ragazzi della generazione sfortunata, che avrebbe poi condotto gran parte dei pochi sopravvissuti della Folgore ad arruolarsi, dopo l’8 settembre, con gli angloamericani. La nuova edizione, arricchita di materiali inediti, di un libro divenuto di riferimento nella storiografia militare. «La “generazione sfortunata”, come la definisce Alfio Caruso nel suo bel libro L’onore d’Italia». Aldo Cazzullo, Corriere della Sera «Un autore di saggistica corrosiva, sempre insofferente dei luoghi comuni e delle verità inconfutabili». la Repubblica