Antologia Kantiana

· David De Angelis
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Emanuele Kant nacque il 22 aprile 1724 a Königsberg da povera famiglia: fu educato dalla madre in un ambiente ispirato ad una religiosità pura e severa. Compì i primi studi, confortato ed aiutato dal pastore F. A. Schultz nel ginnasio Fridericiano; immatricolatosi nel 1740 nell'università di Königsberg, si volse agli studi scientifici e filosofici: ivi ebbe a maestro il wolfiano Marrtino Knutzen (1714-1751). Compiuto il corso universitario nel 1746, passò otto anni circa come precettore: quindi, dopo di aver ottenuto nella stessa università la libera docenza, cominciò nell’autunno del 1755 le sue lezioni. In questa condizione passò circa quindici anni: anni di vita umile e faticosa, ma indipendente e serena, durante i quali il suo pensiero si svolge lentamente ed attraverso punti di vista successivi conquista a poco a poco il punto di vista definitivo. A questo prelude già la curiosa operetta sui “Sogni d'un visionario” (1709) e più esplicitamente la “Dissertazione” del 1770, con cui Kant inaugura il suo insegnamento come professore ordinario di logica e metafisica a Königsberg. Il decennio seguente è il periodo di elaborazione della grande opera della sua vita, la “Critica della ragion pura”: che appare nel 1781 ed inizia il periodo della grande attività e della pubblicazione delle opere maggiori: i “Prolegomeni” (1783), la “Fondazione della metafisica dei costumi” (1785), i “Principi metafisici della fisica” (1789), la seconda edizione della “Critica” (1787), la “Critica della ragion pratica” (1788), la “Critica del giudizio» (1790). E’ anche il periodo in cui la sua fama si estende e comincia a sorgere una sua scuola. Col 1790 comincia il periodo più triste della vita: il conflitto con la reazione e la censura prussiana, la debolezza e le infermità della vecchiaia, la decadenza dello spirito. Gli ultimi anni non furono che un lento morire: si spense alle ore undici del 12 febbraio 1804.

Fu uomo semplice e buono, non alieno dalla società, estremamente regolare e metodico fino alla pedanteria nella sua vita. Natura timida e tranquilla: ma volontà energica indirizzata con fervore religioso verso la dedizione assoluta alla legge morale. Ebbe alta coscienza del valore del suo pensiero: si tenne però lontano da ogni forma di ostentazione e di vanità, sprezzò ogni forma di istrionismo: non ebbe onorificenze, non cercò di fondare una scuola. Fu, almeno negli anni migliori, insegnante geniale e brillante: come scrittore mostrò di saper essere semplice, chiaro, vivace: ma nelle opere capitali le analisi complicate, le ripetizioni, le preoccupazioni sistematiche eccessive, la terminologia oscura ed incerta lo rendono spesso involuto e pesante.

I primi suoi scritti furono dedicati a questioni di filosofia scientifica: come i grandi filosofi del XVII e XVIII secolo. Kant si interessò anche dei problemi della scienza e diede anzi, in questo campo, (specialmente con la “Storia naturale del cielo”) contributi di notevole valore. Ma, soprattutto nelle lezioni, l'interesse suo si volse fin d'allora con predilezione alla scienza dell'uomo: il suo corso di geografia fisica è il primo trattato di etnografia, come le sue lezioni di antropologia sono il primo esempio di scienza psicologica.
Il punto di vista delle sue prime opere critiche è ancor quello del dogmatismo leibniziano wolfiano. Solo dopo il 1760, sotto l'influenza dell'empirismo inglese, Kant inclina visibilmente verso i problemi critici gnoseologici ed assume un'attitudine quasi scettica verso la metafisica. La “Dissertazione” del 1770 prelude alla “Critica” ed Inizia il periodo critico definitivo.

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