Il racconto "La Mummia" (originariamente titolato "Lot 249") scritto da Sir Arthur Conan Doyle nel 1892, si colloca nel genere dell'horror e del mistero, un campo in cui Doyle eccelleva tanto quanto nei suoi più famosi racconti di Sherlock Holmes. La narrazione si distingue per l'incorporazione di elementi gotici e un'atmosfera cupa, che si riflette nell'uso di antichi manufatti egizi e nelle tematiche del soprannaturale e della vendetta.
La storia segue Abercrombie Smith, uno studente di medicina e atleta all'Università di Oxford. Smith si trova coinvolto in una serie di eventi misteriosi che ruotano attorno al suo vicino di casa, Edward Bellingham, uno studente di egiptologia ossessionato da una mummia che ha acquistato in un'asta, denominata "Lot 249". La trama si dipana mostrando come questa ossessione per l'antico Egitto trascenda il semplice interesse accademico, sfociando in una pericolosa pratica di magia nera che risveglia la mummia dalla sua quiete secolare.
Il racconto si sviluppa attraverso una serie di attacchi misteriosi e violenti ai danni di persone che hanno qualche legame con Bellingham, tra cui Long Norton e William Monkhouse Lee. Quest'ultimo è particolarmente significativo, in quanto la rottura del suo fidanzamento con la sorella di Bellingham segna un punto di svolta nella narrazione, evidenziando l'impatto personale e sociale delle azioni di Bellingham.
La tensione cresce man mano che Smith, guidato da un misto di coraggio e terrore, decide di affrontare direttamente la minaccia. L'apice del racconto è rappresentato dal confronto finale tra Smith e Bellingham, dove Smith costringe Bellingham a distruggere la mummia e tutti i manufatti associati alla sua animazione. Questo atto di distruzione non è solo fisico ma anche simbolico, poiché segna la fine del potere di Bellingham e la restaurazione dell'ordine normale.
Il contesto storico e culturale del racconto riflette l'interesse dell'epoca vittoriana per l'egittologia e il soprannaturale, temi popolari nella letteratura di fine Ottocento. Inoltre, il racconto esplora temi di potere, colpa e redenzione, ponendo quesiti etici sulle conseguenze della conoscenza e dell'ambizione umana.
"La Mummia" di Conan Doyle si distingue per la sua capacità di mescolare il realismo del dettaglio scientifico e medico con elementi di fantasia e orrore, creando una storia che è tanto avvincente quanto riflessiva. Nonostante sia uno dei racconti meno conosciuti di Doyle rispetto ai suoi lavori su Sherlock Holmes, offre un'importante introspezione nelle paure e nelle preoccupazioni di una società in rapida evoluzione, sospesa tra il passato mitizzato e un futuro incerto, segnato dall'avanzamento scientifico e tecnologico.