Bestie da vittoria

· Edizioni Piemme
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La gente non si rende conto che cos'è correre una tappa di 250 chilometri dopo venti giorni che sei in sella a una bici, la neve l'acqua il freddo il caldo la febbre la dissenteria il dolore la fatica. Quando sai che domani devi correre la stessa distanza e anche il giorno dopo e il giorno dopo ancora, tutto quello che puoi ingerire lo ingerisci. Non siamo eroi, siamo dei pazzi scatenati, dei coglioni. Gente che sta in dialisi, che si è bruciata le palle, che è morta per ispessimento della parete cardiaca. Per un ciclista l'importante è vincere, non pensi mai che ti ritiri, che ti possono beccare, che ti puoi ammalare, che puoi farti male. Esiste solo la vittoria.
Quando i direttori sportivi dicono: "Non so niente", mentono. L'ambiente non ti obbliga a doparti, ti sollecita perché tutti hanno interesse che tu vinca, la squadra e gli sponsor hanno bisogno del campione, il campione crea un indotto che dà da mangiare a un sacco di famiglie.
Ogni ciclista sa che tutti si dopano eppure nessuno parla. La verità è che nessuno di noi pensa di sbagliare, facciamo tutto quello che un ciclista professionista deve fare. La verità è che tutti si dopano e che tutti lo rifarebbero, la verità per la società civile è inaccettabile. Come si fa a dire la verità e a essere credibile? Bisognerebbe accettare l'inaccettabile.
Questa è l'altra faccia del ciclismo, il racconto di quel mondo parallelo fatto di ipocrisia, interessi e giochi di potere che sta dietro ai colori, ai tifosi lungo le strade, ai carrozzoni festanti delle grandi gare. Un sistema cannibale di cui tutti sono a conoscenza, ma di cui nessuno parla, perché tutti hanno troppo da difendere. Un libro denuncia che chi fa parte del sistema non potrebbe scrivere. Solo uno che non ha più nulla da perdere, come Di Luca, radiato a vita per doping, poteva farlo.

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Teresa Veraldi
24 July 2021
da quello che ho letto bisogno. tenersi cara la propria vita. non esagerare. non si può proseguire a rimetterci la nomina di grande sportivo .
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marcello carminati
13 August 2020
Non ho mai amato Di Luca come ciclista ma il racconto della sua vita è stata la conferma di vent'anni di supposizioni. Grazie.
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Alessandro Chieco
16 September 2019
Non ho mai praticato né seguito il ciclismo, ma amo lo sport e il libro mi ha incuriosito subito: letto rapidamente, ho fatto questo viaggio nel ciclismo a 360 gradi, attraverso il racconto di Di Luca. La mia impressione è che ci vuole coraggio, onestà e rabbia nei confronti dell'ipocrisia che serpeggia in questo ambiente per scrivere un libro così. Ma dentro c'è anche tanto amore, per lo sport, per la bici, per il sacrificio nell'allenamento, amore per le gare e per le persone che care a Di Luca, dentro e fuori dal ciclismo. In ultimo, ma importantissimo, Di Luca solleva con coraggio quel velo di ipocrisia che nel ciclismo, come in tutti gli altri sport, copre il doping. Straconsiglio la lettura.
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