La gente non si rende conto che cos'Γ¨ correre una tappa di 250 chilometri dopo venti giorni che sei in sella a una bici, la neve l'acqua il freddo il caldo la febbre la dissenteria il dolore la fatica. Quando sai che domani devi correre la stessa distanza e anche il giorno dopo e il giorno dopo ancora, tutto quello che puoi ingerire lo ingerisci. Non siamo eroi, siamo dei pazzi scatenati, dei coglioni. Gente che sta in dialisi, che si Γ¨ bruciata le palle, che Γ¨ morta per ispessimento della parete cardiaca. Per un ciclista l'importante Γ¨ vincere, non pensi mai che ti ritiri, che ti possono beccare, che ti puoi ammalare, che puoi farti male. Esiste solo la vittoria.
Quando i direttori sportivi dicono: "Non so niente", mentono. L'ambiente non ti obbliga a doparti, ti sollecita perchΓ© tutti hanno interesse che tu vinca, la squadra e gli sponsor hanno bisogno del campione, il campione crea un indotto che dΓ da mangiare a un sacco di famiglie.
Ogni ciclista sa che tutti si dopano eppure nessuno parla. La veritΓ Γ¨ che nessuno di noi pensa di sbagliare, facciamo tutto quello che un ciclista professionista deve fare. La veritΓ Γ¨ che tutti si dopano e che tutti lo rifarebbero, la veritΓ per la societΓ civile Γ¨ inaccettabile. Come si fa a dire la veritΓ e a essere credibile? Bisognerebbe accettare l'inaccettabile.
Questa Γ¨ l'altra faccia del ciclismo, il racconto di quel mondo parallelo fatto di ipocrisia, interessi e giochi di potere che sta dietro ai colori, ai tifosi lungo le strade, ai carrozzoni festanti delle grandi gare. Un sistema cannibale di cui tutti sono a conoscenza, ma di cui nessuno parla, perchΓ© tutti hanno troppo da difendere. Un libro denuncia che chi fa parte del sistema non potrebbe scrivere. Solo uno che non ha piΓΉ nulla da perdere, come Di Luca, radiato a vita per doping, poteva farlo.