Caduta libera

· Giulio Einaudi Editore
4,4
88 recensioni
Ebook
336
pagine
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Chi ha scritto queste pagine, raccontando ciò che ha vissuto, non è un cecchino. Ma ha fatto il cecchino per due anni di servizio militare in un gruppo d'assalto dell'esercito russo durante la Seconda campagna cecena. Non sempre si è ciò che si fa. L'uomo dovrebbe essere più di ciò che fa. Ma ciò che fai può essere così orribile da cambiare ciò che sei: un uomo.
La guerra che in queste pagine vedi - perché l'equipaggiamento simbolico di Lilin è soprattutto visivo, come quello della gran parte di noi - non ha orizzonti, né ideologie, né complesse visioni del mondo. Tutto è ravvicinato come attraverso il cannocchiale di un fucile di precisione. Ma è proprio tale assenza di prospettiva a rendere queste pagine terribili più grandi degli eventi che raccontano. Così, la guerra che vedi non è solo quella cecena, ma è la guerra come la si combatte oggi in ogni parte del mondo. Quella senza politica, senza dichiarazioni ufficiali, senza il teatro dei media. Ma con tutta la tecnologia disponibile. E ogni tecnologia - se togli l'uomo come accade in guerra, se togli non solo la pietà ma anche l'etica - si riduce a strumento bellico.
Il gruppo di sabotatori raccontato da Lilin con un aurorale talento di narratore non si trova su un fronte, ma nel caos dell'azione in prima linea o dietro le linee nemiche. Gli uomini sono per lo più arruolati contro la propria volontà e combattono per la propria sopravvivenza contro il nemico e contro i traffici del proprio Comando. Fra le case, nei cortili, sul fianco di una collina, nelle fogne o all'interno di una moschea.
I nemici sono semplicemente gli «arabi» - come vengono chiamati senza distinzioni e in un assurdo guazzabuglio «ceceni, musulmani, afghani, talebani, terroristi o combattenti di qualunque fede politica» - che bisogna annientare senza pietà ma soprattutto senza esitare, pena la vita. L'unica lealtà possibile è quella primitiva verso il compagno nel gruppo assediato dal mondo di fuori. Si uccide con armi ad alto potenziale o di precisione, ma anche con il pugnale o con una pistola appoggiata alla nuca. E il corpo del nemico fatto a pezzi diventa manichino. Chi lo guarda, per poter sparare meglio si è appena trasformato in una pietra senza respiro e senza vita e ora posa su di esso uno sguardo estetico. E tu capisci che l'uomo non c'è più. Provi orrore quando Lilin non confessa, ma semplicemente dice di aver provato piacere a uccidere, la «gioia» dell'assassino addirittura, ma ti rendi conto di essere di fronte a un frammento di verità.
Ogni guerra, qualsiasi guerra se la vedi senza i filtri dei princìpi o delle ideologie, è come questa. Ed è così per le vittime come per i carnefici. Porta l'uomo oltre l'uomo, sì, al di là del bene e del male. Tutto il resto è letteratura.

Valutazioni e recensioni

4,4
88 recensioni
vito mattia visconti
16 gennaio 2014
Secondo me non è paragonabile a educazione siberiana ma è comunque un gran libro sulla guerra, questo autore è bravissimo nel prenderti nella lettura anche se come tutti gli autori al secondo libro ha ancora molta strada da fare, secondo me se continua per questa direzione potrebbe offrire al pubblico storie ben più profonde sulla Russia, non necessariamente vissute da lui, potrebbe parlare di tradizioni ad esempio, nei prossimi anni secondo me potrà uscire un suo vero best.
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Cataldo DE BARTOLOMEO
8 ottobre 2013
Bel libro, molto scorrevole anche se, praticamente l'assenza della suddivisione in capitoli ti rende la lettura quasi affannosa. La guerra vista e vissuta da un ragazzo strappato alla sua vita quotidiana, che si ritrova ad assistere e a fare lui stesso cose che nessuno di noi penserebbe mai di poter fare, insomma .... fornisci ad un uomo una giustificazione accettabile e potrai fargli fare tutte le porcate di questo mondo, avrai insomma una perfetta macchina da guerra o se preferite un "burattino".
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Un utente Google
19 settembre 2014
Si parla della guerra che ha vissuto e combattuto il protagonista del libro con tanto di missioni raccontate nei particolari, come se si vedesse un film di guerra. Nel leggerlo non si può non riflettere a fondo di come gli eventi che si è costretti a vivere ti cambiano profondamente. Le ultime pagine del libro ti lasciano con una sensazione di vuoto..malinconia..percependo a pieno lo stato di vuoto che prova Nicolai.
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