Dire e non dire

·
· Edizioni Mondadori
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Non sanno di essere intercettati e parlano a ruota libera. Di affari, di voti, di chi si è comportato "da stracristiano" e di chi invece non "ha abbassato la testa". Parlano, gli uomini della 'ndrangheta, ma non dicono tutto. Fanno lunghe pause, e dietro quelle frasi lasciate a metà si nasconde la ferocia della strategia criminale e il rispetto di un preciso codice di comportamento. E anche oggi che la vecchia 'ndrangheta dei capibastone è diventata una multinazionale del crimine con ramificazioni in tutto il mondo, insospettabili contiguità con la politica e l'imprenditoria, un giro di affari miliardario, per gli affiliati la 'ndrangheta è "la più bella cosa perché ha le più belle regole": ha rituali, precetti, norme, principi.
"Noi dobbiamo mantenerli certi valori, dobbiamo essere, come eravamo una volta, quello che ci hanno insegnato i nostri antenati" dice un boss calabrese. Anche i comandamenti restano quelli inequivocabili che si trovano nei codici della picciotteria: "non si sgarra e non si scampana", "chi tradisce brucerà come un santino ", "la famiglia è sacra e inviolabile".
Persino la penetrazione nelle ricche regioni del Nord non ha mutato gli equilibri di un'organizzazione al tempo stesso globale e locale: i clan diversificano gli investimenti, riciclano montagne di denaro e aprono ristoranti in pieno centro a Milano, eppure, come dice un altro boss alludendo alla Calabria, "la forza è là, la mamma è là", le radici della 'ndrangheta sono ben salde fra i boschi e i paesi aggrappati ai dirupi dell'Aspromonte.
Sulla base di una vasta mole di fonti documentarie - intercettazioni, "pizzini", verbali di atti giudiziari, sentenze (dal 1860 a oggi) - Nicola Gratteri e Antonio Nicaso raccontano in queste pagine l'universo criminale della mafia calabrese in modo assolutamente inedito, dal suo interno, a partire dalle conversazioni, dai racconti e dalle riflessioni di chi alla 'ndrangheta ha scelto di appartenere. Un libro fondamentale perché per combattere questo cancro occorre conoscerne a fondo non solo le strutture organizzative ma anche i miti e le parole che lo alimentano, smascherando una volta per tutte la falsa retorica dell'onore e la cultura omertosa che lega il silenzio all'obbedienza. Nella 'ndrangheta infatti non ci può essere alcuna giustizia, ci sono solo violenza e paura come mezzi per conquistare denaro e potere.

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