A cura di Gabriella Sobrino
Con venti disegni di Ugo Attardi
Testo inglese a fronte
Rimaste ignote fino alla sua morte, le poesie di Emily Dickinson, enigmatiche, sfuggenti, tormentate, esercitano da più di un secolo un fascino straordinario sui lettori e sulla critica che in vario modo le ha apprezzate ed esaltate, ritenendole l’espressione di un’esperienza umana di profondissima intensità, di un’esistenza lacerante, di una sensibilità altissima, quasi estrema, di una solitudine scelta e cantata senza alcun compiacimento, con un linguaggio decisamente allusivo, talvolta frammentato, costantemente teso alla conquista di una dimensione spirituale universale e assoluta.
«L’alba arrivò, dovemmo separarci:
di noi nessuno era il più forte, ormai.
Egli tentò – ed anch’io tentai,
e tra noi niente accadde – tuttavia.»
Emily Dickinson
nacque il 10 dicembre 1830 ad Amherst, nel Massachusetts, e vi morì nel 1886. Molto legata al padre, ricevette un’educazione libera e assai completa, ma a soli ventitré anni scelse di ritirarsi nella solitudine totale, in una segregazione assoluta, fatta del più ostinato silenzio, interrotto solo dalla voce delle sue poesie e della sua fitta corrispondenza.