“Scomparve nella notte tra il 14 e il 15 aprile del 1987. Uscì di casa in punta di piedi per non svegliare il fratello e in una fuga priva di testimoni, protetta dalle tenebre, si dissolse nel nulla. Aveva settantatré anni. Si chiamava Federico Caffè. [...] Non aveva alcun motivo materiale che potesse indurlo a uscire di scena. Forse qualcuno lo aiutò a fuggire. Lo attese a bordo di un’automobile davanti al portone...” Ma venne davvero aiutato da qualcuno? E poi perché dovremmo escludere che qualcuno possa averlo aiutato a uccidersi? Ma chi era Federico Caffè? Economista “disubbidiente”, teorico scontroso e problematico di uno Stato sociale senza cedimenti a compromessi e clientele, “seduttore intellettuale” tutto dedito all’insegnamento e alla formazione dei propri allievi, fu il creatore di un laboratorio teorico da cui usciranno uomini capaci di pensare l’economia come sistema razionale in grado di garantire anche i più deboli. Ma il 15 aprile 1987 Federico Caffè era soprattutto, o si sentiva, un uomo solo.