Ci sono vari modi per raccontare la vita di un inviato globale, di un giornalista che ha narrato le trasformazioni dell'ultimo quarantennio attraverso le città-laboratorio più irrequiete. Federico Rampini ha scelto lo stile che gli è più congeniale, asciutto e documentato, tra autobiografia e riflessione storica, vissuto quotidiano e analisi socio-economica. E alla stregua della migliore letteratura di viaggio, anche L'oceano di mezzo può essere letto non solo come colto e originale Baedeker dedicato ai luoghi abitati da corrispondente ma soprattutto come un romanzo di formazione, che ripercorre le origini cosmopolite di un giornalista nomade. Simonetta Fiori, "il venerdì di Repubblica"
«Nella mia vita di nomade non ho mai smesso la ricerca di radici. Immaginarie, costruite, conquistate. Ma indispensabili».
Federico Rampini (Genova, 1956) è stato corrispondente della "Repubblica" da New York fino a novembre 2021, dopo esserlo stato da Parigi, Bruxelles, San Francisco e Pechino. Ora è al "Corriere della Sera". Ha insegnato alle università di Berkeley, Shanghai, alla Sda-Bocconi ed è membro del Council on Foreign Relations, think tank americano di relazioni internazionali. Tra i suoi numerosi saggi, per Mondadori: Il secolo cinese (2005); L'impero di Cindia (2007); Quando inizia la nostra storia (2018); La notte della sinistra (2019); La seconda Guerra fredda (2019); Fermare Pechino (2021).Per Laterza è autore, tra l'altro, di: New Economy. Una rivoluzione in corso (2000); Le paure dell'America (2003); San Francisco-Milano. Un italiano nell'altra America (2011); "Non ci possiamo più permettere uno Stato sociale". Falso! (2012); La trappola dell'austerity. Perché l'ideologia del rigore blocca la ripresa (2014).