Filosofia del mito politico

Bollati Boringhieri
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Secondo alcuni grandi modelli teorici, l’agire politico sarebbe un’interazione tra individui razionali guidata da procedure condivise di comunicazione e decisione. La prassi osservabile però smentisce tale paradigma, forse ideato per un mondo possibile, ma certo con scarsi riscontri in quello esistente. La storia del Novecento e la politica contemporanea offrono infatti esempi eloquenti del peso che l’elemento a-razionale esercita sull’azione collettiva. Simboli e miti appartengono a questa dimensione, ne sono anzi la sostanza stessa, anche se nelle società democratiche la loro dinamica talvolta è meno appariscente che nelle liturgie totalitarie o nelle ritualità delle comunità tradizionali a dominante religiosa. Al mito, in particolare, va riconosciuta una insostituibile centralità: potenza mobilitante che opera attraverso simboli, è l’oggetto privilegiato di schiere di studiosi, tanto da diventare – sostiene uno di loro – una sorta di specchio magico in cui ciascuno trova ciò che gli è più familiare, i linguisti un mondo di segni, gli psicologi il precipitato dell’inconscio, gli antropologi una narrazione atavica, i filosofi l’opposto del pensiero o la sua forma primitiva. Se una simile, specialistica proiettività ha alimentato una letteratura sconfinata, poco di rilevante è stato detto finora sul mito politico in sé. Chiara Bottici lo ripercorre dall’antichità a oggi e, all’interno del quadro sistematico del suo sviluppo, per la prima volta ne elabora una teoria non sussidiaria di altre discipline, oltrepassando la vecchia, e ormai inutilizzabile, opposizione tra bando illuministico e riabilitazione romantica. Nel bene e nel male, la politica non può fare a meno del mito, perché è il prodotto e il produttore di identità collettive. Si tratta allora di conoscerlo a fondo, per metterne a frutto la ricca significatività ed evitarne le sottili insidie.

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Chiara Bottici ha insegnato Teoria politica alla Goethe Universität di Francoforte ed è attualmente assistant professor in Filosofia presso la New School for Social Research di New York. Tra i suoi saggi: Men and States. Rethinking the Domestic Analogy in a Global Age (2009), The Myth of the Clash between Civilizations (con Benoît Challand, 2010) e Imagining Europe. Myth, Memory and Identity (2011).

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