Bari 1943: la seconda Pearl Harbor

· Witness to War Book 14 · Soldiershop Publishing
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Il bombardamento notturno di Bari del 2 dicembre 1943 fu un’azione spettacolare effettuata a bassa quota da velivoli della Luftwaffe, con lo scopo di attaccare le navi da trasporto di un importante convoglio che si trovava nel porto sotto scarico nei moli, e che era stato segnalato al mattino dalla ricognizione aerea tedesca. Bari era stata raggiunta dalle truppe britanniche l’11 settembre in seguito agli avvenimenti della resa dell’Italia, e gran parte dei rifornimenti che vi affluivano erano destinati all’8° Armata del generale Montgomery, e all’aviazione statunitense i cui bombardieri pesanti della 15a Air Force si erano installati negli aeroporti della Puglia, in particolare di Foggia, per battere da sud obiettivi tedeschi nella Germania e nei Balcani. La sera del 2 dicembre decollarono dagli aeroporti dell’Italia settentrionale 105 bombardieri Junker 88 di sei Gruppi da bombardamento e di essi 88 attaccarono l’obiettivo con effetti disastrosi per gli alleati, successo conseguito con la sola perdita di due Ju. 88. L’attacco causò gravi perdite agli anglo-americani, che non subivano un’incursione aerea di sorpresa cosi devastante dall’epoca in cui, il 7 dicembre 1941, i giapponesi avevano attaccato la flotta statunitense a Pearl Harbor. Le navi affondate a Bari, incluse quelle di piccolo tonnellaggio furono 21 ed altre 12 più o meno danneggiate. I relitti delle navi affondate causarono il blocco del porto per tre settimane, con il risultato che per sbarcare i rifornimenti necessari per l’approvvigionamento terrestre ed aereo, allo scopo di non ritardare l’avanzata in Italia, gli anglo-americani dovettero usare al massimo delle loro possibilità di attracco i porti di Brindisi e di Taranto. Particolarmente grave ed allarmante risultò l’affondamento per esplosione del carico delle munizioni la nave Liberty statunitense John Harvey, che trasportava anche 2.000 micidiali bombe all’iprite per 1.350 tonnellate, dalle cui stive fuoriuscirono una grande quantità di sostanze chimiche di quel micidiale gas tossico, che non solo contaminarono le acque del porto ma uccisero oltre 1.000 tra militari e i civili della zona, ciò che rappresentò uno dei più grandi disastri ecologici di ogni tempo.

About the author

Francesco Mattesini, nato ad Arezzo (Italia) il 14 aprile 1936. Trasferitosi a Roma nel luglio 1951. A prestato servizio, come dipendente civile, allo Stato Maggiore dell’Esercito, 4° Reparto, dal 1959 al 2000. Collaboratore degli Uffici Storici della Marina Militare e dell’Ufficio Storico dell’Aeronautica, per i quali a prodotto 20 libri e circa 60 saggi. Mattesini è uno degli storici più preparati e apprezzati d'Italia specialmente sulla seconda guerra mondiale. I suoi volumi sono il frutto di un approccio scientifico alla materia, ricerca ricerca e ancora ricerca. Già autore di punta dell'Ufficio Storico della Marina, Mattesini insieme al compianto Prof. Alberto Santoni sono certamente tra i migliori in assoluto. 

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