Grassi, dolci, salati

· Edizioni Mondadori
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Alla fine degli anni Novanta, in America, le grandi multinazionali del cibo pronto sono sotto attacco: il dilagare epidemico dell'obesità le chiama in causa come corresponsabili di quella che è ormai una preoccupante emergenza sanitaria. Che fare per evitare un disastroso crollo di immagine (e quindi di profitti)? Nella sua approfondita indagine, il premio Pulitzer Michael Moss, giornalista investigativo del «New York Times», ricostruisce le strategie dispiegate dai colossi dell'industria alimentare per accreditarsi come partner affidabili nelle campagne governative contro la cattiva nutrizione. Moss analizza i vari tentativi intrapresi dalle grandi aziende alimentari per ridurre nei loro prodotti la cospicua presenza di zucchero, sale e grassi, le sostanze incriminate. Ma¿ «niente zucchero, niente grassi, niente vendite»: percorrere strade virtuose portava a questi risultati. Per vendere non è possibile prescindere da una buona dose dei tre ingredienti di elezione, perché lo zucchero, oltre a addolcire, aggiunge volume e consistenza; i grassi esaltano la sensazione al palato; con poco sale, molti prodotti perdono la loro «magia». Per questo le società del settore alimentare ne studiano e controllano l'utilizzo in maniera sistematica e nei loro laboratori gli scienziati calcolano il bliss point (il punto di beatitudine), ossia «l'esatta quantità di zucchero, grassi o sale che spedirà i consumatori al settimo cielo».
È ingenuo pensare che i colossi del settore intendano comportarsi con particolare sensibilità sociale: l'obiettivo della grande produzione è unicamente quello di fare profitti e conquistare nuove quote di mercato battendo i concorrenti. Tale obiettivo è però raggiunto a un prezzo che il consumatore non è cosciente di pagare, creando cioè comportamenti compulsivi e vere e proprie dipendenze alimentari. I clienti fedeli vengono definiti dalle aziende «forti utilizzatori»: un termine, osserva l'autore, «che evoca un'immagine di tossici alla ricerca della loro dose».
Se noi consumatori siamo schiavi di zucchero, sale e grassi, che rendono irresistibili i cibi pronti, i produttori stessi non possono rinunciare alla loro presenza: in mano loro, «il sale, lo zucchero e i grassi - non sono sostanze nutritive quanto piuttosto armi, armi che certo sfoderano per sconfiggere la concorrenza, ma anche per indurci a tornare ancora per altri acquisti». Con buona pace delle conseguenze per la nostra salute.

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