ÂŦTemo la morte di Tolstoj. Se lui morisse, nella mia vita resterebbe un grande vuoto. Primo, non amo nessuno quanto lui: non sono credente, ma fra tutte le fedi ÃĻ proprio la sua che ritengo piÚ vicina e adatta a me. Secondo, finchÃĐ nella letteratura c'ÃĻ Tolstoj, ÃĻ facile e piacevole essere un letterato; perfino essere cosciente di non aver fatto e di non fare nulla non ÃĻ cosà spaventoso, perchÃĐ c'ÃĻ Tolstoj che fa per tutti. La sua attività giustifica tutte le aspettative e le speranze che si ripongono nella letteratura. Terzo, Tolstoj sta saldo, la sua autorità ÃĻ enorme, e finchÃĐ lui ÃĻ vivo il cattivo gusto in letteratura, ogni cosa volgare, sfrontata e lacrimosa, ogni ruvida e astiosa suscettibilità resterà lontana, nell'ombra profonda. Solo la sua autorità morale ÃĻ in grado di mantenere a una certa altezza i cosiddetti umori letterari e le correnti. Senza di lui sarebbero solo un gregge senza pastore o un guazzabuglio in cui sarebbe difficile orientarsiÂŧ.
Anton Äechov
L'idea di Guerra e pace nasce da lontano, quando un Tolstoj ventottenne reduce dalla guerra di Crimea progetta un romanzo sui decabristi, gli aristocratici protagonisti della rivolta del dicembre 1825 che proprio in quell'anno 1856 ritornano, graziati, dalla deportazione. SennonchÃĐ Tolstoj si ritrova a cercare sempre piÚ indietro nel tempo la chiave per interpretare il presente, l'idea originaria viene abbandonata, e a partire dal 1863 prende forma l'ambiziosissimo progetto di un'opera corale che abbracci le guerre napoleoniche dal 1805 alla grande epopea del 1812, con l'invasione francese e l'incendio di Mosca, per spingersi con l'epilogo fino al 1820. In sette anni di lavoro intensissimo Tolstoj si documenta, legge monografie storiche, memorie, diari, scava nelle tradizioni famigliari, rielabora la sua esperienza di militare, scrive e riscrive schemi, appunti, varianti: migliaia di pagine. Il risultato ÃĻ un'opera che ancora oggi stupisce per l'ampiezza e la profondità dello sguardo e in cui si fondono azione romanzesca, materiale storico e discorso filosofico, ÂŦnon un romanzo, ancor meno un poema epico, ancor meno una cronaca storicaÂŧ, secondo Tolstoj stesso. A un secolo e mezzo dalla sua pubblicazione, Guerra e pace ÃĻ ancora uno dei libri piÚ amati della letteratura occidentale: forse perchÃĐ con la ricchezza del suo intreccio soddisfa la nostra sete di storie, o perchÃĐ ci propone personaggi talmente vivi e attendibili che tendiamo a pensarli come uomini e donne reali. O perchÃĐ qui Tolstoj porta a perfezione il suo famoso metodo artistico che ci fa vedere come nuovi oggetti e situazioni, e riesce a realizzare quello che in una lettera definisce, senza mezzi termini, come ÂŦil fine dell'artistaÂŧ: ÂŦfare amare la vita in tutte le sue infinite, inesauribili manifestazioni Âŧ. Nientemeno. O perchÃĐ ci affascina con la sua ostinata ricerca della verità , applicata sia all'analisi psicologica sia alla descrizione dei comportamenti sociali, sia all'indagine di quell'ÂŦinfinito labirinto di nessiÂŧ che ÃĻ per lui il tessuto della storia. Una ricerca che spesso si avvale anche dell'umorismo, e che non teme le contraddizioni. Cosà in Guerra e pace la potente denuncia degli orrori e dell'insensatezza della guerra non esclude la descrizione della bellezza di un campo di battaglia o dell'ebbrezza di una carica di cavalleria, e nel resoconto di una battuta di caccia c'ÃĻ posto per la felicità di chi avvista il lupo e per i ÂŦpensieriÂŧ dell'animale braccato.
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