Prima della scienza, prima della religione, cโรจ il mito. Modo ingenuo โ ci dicono โ, modo fantasioso, spregiudicato e prescientifico, di spiegare lโorigine delle cose e degli uomini, gli usi i costumi e le leggi. Filologia, etnografia, antropologia hanno lacerato il velo del mito, evidenziandone le radici ideologiche, il retroterra di superstizione e di magia. Ma i miti, cosรฌ dissezionati, ci vengono restituiti alla stregua di freddi reperti anatomici, buoni tuttalpiรน per qualche museo. Robert Graves รจ riuscito a rianimare questa materia ormai inerte, restituendocela con tutto il suo splendore, il suo sense of wonder e (anche) of humour. I miti greci, pur senza dover invidiare nulla ad altre raccolte analoghe condotte sulla scorta della filologia e dellโerudizione, ha un pregio fondamentale: i centosettantuno capitoli che lo compongono si snodano con la sveltezza e col brio di un racconto ben scritto, di una rievocazione partecipe e disincantata al tempo stesso, di un mondo incantato e incantevole. Nessuna retorica, nessun manierismo: le gesta degli dรจi e degli eroi, che di per sรฉ tendono allโepico, sono costantemente ricondotte alla nostra misura umana, immerse come sono nella quotidianitร (sia pure dellโantica Grecia). Cosรฌ Zeus, Era, Afrodite, Eracle compiono non solo prodigi e grandi imprese, ma sono afflitti da acciacchi, perseguitati dalla sfortuna, schiattano di rabbia, si concedono scappatelle e hanno le paturnie. E tutto senza ยซsmitizzareยป i miti, ma โ al contrario โ con la preoccupazione di salvaguardarne, assieme alla sostanza, anche il sapore, con uno stile e un piglio che debbono piรน alla grande lezione del Ramo dโoro di Frazer che al forse necessario ma anche triste lavoro di scavo di un Freud, di uno Jung, di un Kerรฉnyi...