I segreti di Tutankhamon

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Da 3.300 anni i suoi occhi scrutano l’infinito e da cento osservano serafici anche noi, parlandoci di un passato che non esiste più, di un’epoca in cui il confine tra vita e morte, tra umano e divino era più sottile che mai.
Il 4 novembre 1922, il piccone di un operaio colpì il primo gradino di una scala davanti alla tomba già nota di Ramses VI. L’egittologo inglese Howard Carter, ormai sfinito e prossimo a interrompere gli scavi, seguì quegli scalini uno dopo l’altro con il cuore che gli martellava nel petto finché non si trovò di fronte all’accesso di una porta murata. Quello che scoprì entrando da quel passaggio avrebbe cambiato le sorti dell’archeologia: la prima tomba di un faraone praticamente intatta. La casa che avrebbe dovuto ospitare il corpo di Tutankhamon per l’eternità era stipata di migliaia di oggetti preziosi, statue divine e umane, letti, un trono, armi e gioielli e di alcuni dei reperti più incredibili, famosi e misteriosi di tutta la Storia, come i feti mummificati delle figlie del faraone, la maschera in oro e lapislazzuli che copriva il suo volto e il pugnale forgiato con ferro e nichel di origine meteoritica: tutti gli ingredienti del mito e della Tut-mania che a partire dagli anni Venti si sarebbero diffusi in tutto il mondo. A distanza di cent’anni, il fascino che Tutankhamon esercita su di noi e sulla cultura pop è ancora enorme e Valentina Santini racconta in questo libro quello che è stato scoperto su di lui e i tanti aneddoti su uno dei ritrovamenti archeologici più sensazionali di sempre. Chi era Howard Carter? Quali sono state le motivazioni storiche che hanno portato alla nascita della «maledizione del faraone»? Tutankhamon era davvero il suo nome? Un viaggio avvincente attraverso il passato e le sabbie della Valle dei Re per conoscere da vicino i segreti del faraone bambino.

Par autoru

Valentina Santini è dottoranda in Egittologia presso il dipartimento di Studi Classici, Storia Antica e Archeologia dell’Università di Birmingham e, dopo aver lavorato a Torino al Museo Egizio, è ora egittologa e addetta alla comunicazione presso il centro studi CAMNES (Center for Ancient Mediterranean and Near Eastern Studies) di ­Firenze. Le sue ricerche si concentrano sull’antico Egitto, in particolare sul Periodo Amarniano e sulle credenze funerarie di epoca faraonica.

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