Introduzione di Fabio Giovannini
Traduzione di Ugo Dèttore
Edizione integrale
Cavalli che parlano e ragionano, giganti dalle proporzioni smisurate, nani così piccoli da poter essere tenuti in una tasca, filosofi che popolano isole volanti: sono solo alcune delle creature straordinarie che il capitano Lemuel Gulliver incontra nel corso dei suoi viaggi avventurosi, tra mille peripezie e innumerevoli pericoli. Pubblicato nel 1726, I viaggi di Gulliver è oggi noto soprattutto come un classico della narrativa per ragazzi, ma rappresenta anche un capolavoro del fantastico e della satira. Dietro la favolosa descrizione delle immaginarie popolazioni di Lilliput, Brobdingnag, Laputa e Huyhnhnmlandia, la sferzante penna di Swift ritrae le assurdità e i difetti dell’Europa settecentesca.
«Poco dopo, sentii qualche cosa di vivo che si muoveva sulla mia gamba sinistra e, camminandomi piano sul petto, mi arrivava quasi fino al mento; allora, volgendo gli occhi in giù più che potevo, scorsi una creatura umana, alta nemmeno sei pollici, con in mano un arco e una freccia, e una faretra sulle spalle. Nello stesso tempo sentii che almeno una quarantina della stessa specie (a quanto supponevo) seguivano il primo.»
Jonathan Swift
(1667-1745) nacque a Dublino e visse tra Irlanda e Inghilterra. Fu pastore anglicano, ma soprattutto brillante polemista. Scrisse poesie, libelli e opuscoli nei quali sferzava i costumi e le politiche del suo tempo, tra i quali ricordiamo La battaglia dei libri (1704), Lettere di un drappiere (1724), Modesta proposta (1729) e Lo spogliatoio della signora (1732).
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