Ci sono libri che sembrano sottrarsi a ogni giudizio o classificazione, perchÊ parlano da un luogo cosÃŦ distante che è difficile anche solo individuarne la fisionomia. Sono porte che si aprono su altri mondi â mondi nei quali, senza di loro, ci sarebbe impossibile entrare. Libri come questo, straordinario, di John M. Hull: una delle piÚ precise e asciutte testimonianze su che cosa significhi quel particolare stato della vita e della coscienza che chiamiamo ÂĢcecità Âģ â dalle operazioni quotidiane a quelle piÚ complesse â, scritta in forma di diario da un uomo che non è nato cieco ma lo è diventato a quarantâanni. Hull perÃ˛ non si limita a raccontare la sua lenta discesa verso la cecità : parte da questa per arrivare alla sobria descrizione di qualcosâaltro, che chiama ÂĢil dono oscuroÂģ. Uno stato ultimo e molto raro, in cui la mente recide ogni residuo legame con i suoi fantasmi ÂĢperchÊ li dimenticaÂģ, diventa incapace di tradurre tutte quelle approssimative informazioni che il mondo le invia attraverso gli altri sensi e non puÃ˛ fare altro, per sopravvivere, che inventare un nuovo linguaggio, o altrimenti sprofondare in sÊ stessa. ÂĢNon câè mai stato, che io sappia, un resoconto altrettanto minuzioso, affascinante (e insieme spaventoso) di come non solo lâocchio esterno, ma anche âlâocchio internoâ svanisca progressivamente a causa della cecità Âģ ha osservato Oliver Sacks. Che aggiunge: ÂĢse Wittgenstein fosse diventato cieco, avrebbe scritto un libro come questoÂģ.