Tayama Katai (1872-1930), appartenente a una famiglia di samurai decaduti, si dedica in gioventù agli studi classici, per poi appassionarsi alla letteratura europea. Grazie alla frequentazione di intellettuali di fama come Kunikida Doppo e Yanagita Kunio, espande ulteriormente i propri orizzonti e approfondisce la conoscenza del naturalismo, in particolare tedesco, diventando sostenitore di uno stile di scrittura autentico e immediato, scevro da velleità stilistiche e influssi romantici, capace di rappresentare la natura umana così com'è. Tali principi vengono applicati in racconti come Juemon no saigo (La fine di Juemon, 1902) e Shojobyo (La passione per le ragazzine, 1907), ma è Futon (Il futon, 1907) a consacrarlo in Giappone come “padre del naturalismo”. quest'opera è considerata anche il primo esempio di shishosetsu, romanzo confessione o romanzo dell'io, un genere che avrà un ruolo preponderante nella letteratura giapponese della prima metà del Novecento. Tra le opere più significative si ricordano anche Sei (Vita, 1908) e Inaka kyoshi (L'insegnante di campagna, 1909).