Il mondo fino a ieri

· Giulio Einaudi Editore
3,8
4 avis
E-book
520
Pages
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À propos de cet e-book

Dai viaggi in aereo ai telefoni cellulari, dall'alfabetizzazione all'obesità, la maggior parte di noi dà per scontate alcune caratteristiche della modernità, ma per la quasi interezza dei suoi sei milioni di anni di vita la società umana non ha conosciuto nulla di tutto ciò. E se il baratro che ci divide dai nostri antenati primitivi può apparirci incolmabile, osservando le società tradizionali ancora esistenti, o esistenti fino a poco tempo fa, possiamo farci un'idea di com'era il nostro antico stile di vita. Società come quella degli abitanti degli altipiani guineani ci ricordano che, in termini evoluzionistici, le cose sono cambiate soltanto di recente, e questo libro ci offre un affascinante ritratto di prima mano di ciò che per decine di migliaia di anni è stata la vita dell'umanità, soffermandosi sul significato che le differenze fra quel passato ormai quasi scomparso e il nostro presente hanno per l'uomo di oggi.
Il mondo fino a ieri è il libro piú personale scritto da Jared Diamond, che attinge a piene mani a decenni di lavoro sul campo nelle isole del Pacifico e da testimonianze sugli inuit, gli indios dell'Amazzonia, i san del Kalahari e molti altri popoli. Diamond non idealizza romanticamente le società tradizionali: alcune fra le loro pratiche restano per noi inaccettabili, ma è importante riconoscere dove e quando le loro esperienze hanno fruttato dei passi avanti nella società e nel comportamento umani. Egli ci indica quindi motivi di ammirazione e lezioni degne di essere imparate, a partire dall'approccio tradizionale a questioni universali come il trattamento degli anziani, l'allevamento dei figli, la risoluzione delle controversie, la valutazione del rischio e la salvaguardia del benessere fisico e della salute.

***

«Le società tradizionali rappresentano migliaia di esperimenti millenari nel campo dell'organizzazione umana, esperimenti che non possiamo ripetere riprogettando di sana pianta intere società, per poi osservarne i risultati dopo decenni; se vogliamo imparare qualcosa, dobbiamo farlo là dove gli esperimenti sono già stati compiuti. Quando scopriamo che cosa significa vivere in modo tradizionale scopriamo anche aspetti di cui siamo felici di esserci liberati, e questo ci aiuta ad apprezzare meglio le società moderne; di fronte ad altri aspetti proviamo invece un senso di invidia e di perdita tout court, o magari ci chiediamo se non sarebbe il caso di riadattarli e riadottarli anche noi in maniera selettiva. Di sicuro invidiamo per esempio l'assenza di malattie non contagiose legate allo stile di vita occidentale, mentre possiamo desiderare di reintegrare solo alcuni aspetti dei metodi di risoluzione pacifica dei conflitti, di educazione dei figli, di trattamento degli anziani, di vigilanza nei confronti dei pericoli e del multilinguismo.
Con questo libro mi auguro quindi di riuscire almeno a comunicare ai miei lettori il fascino che provo davanti alle tante e variegate forme di organizzazione della vita escogitate da altri popoli del mondo. Al di là di questo fascino, ciascuno sarà libero di provare a capire se qualcosa di ciò che cosí bene funziona per loro non potrebbe forse funzionare altrettanto bene per lui e per noi tutti come società».

Notes et avis

3,8
4 avis
Gianluca Venturini
20 mai 2020
Strutturalmente è ben organizzato: la narrazione segue, infatti, una suddivisione in capitoli e paragrafi ben schematica. Dal punto di vista contenutistico, le tesi mi sembrano abbastanza poco scientifiche e deboli, rappresentano dei punti di vista dell'autore sulla base di racconti e sensazioni personali in occasione di esperienze di viaggio e condivisione. Lo stile è leggero, ma spesso l'unità di tono non è rispettata, si passa da una diario di viaggio ad una sorta di appunti medico-scientifici, soprattutto nell'ultimo capitolo. Ho riscontrato anche diverse generalizzazioni. Molti dettagli rendono inoltre prolisso il testo. E' un piacevole diario di viaggio, ma a mio avviso, la vocazione etnografica non è idonea. D'altronde lui è un ornitologo, non un antropologo, quindi questo va tenuto a mente.
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