Rhys sa che per sopravvivere deve restare concentrato su se stesso, deve colpire, prima di essere colpito, e non deve lasciare che qualcuno si avvicini a lui.
Rhys è il più forte dell’istituto, è il capo. Non si fa mettere i piedi in testa e non si fa toccare da niente e da nessuno.
O almeno vorrebbe che fosse così.
Rhys vorrebbe non aver ceduto il giorno in cui ha deciso di dare una mano a chi aveva bisogno, vorrebbe non aver incontrato gli occhi di Kyla, e vorrebbe non aver sentito su di lui la paura di Josh. E vorrebbe non aver mai guardato in alto, verso il grande albero, dove quella ragazzina che si nascondeva da tutti se ne stava a osservare la vita.
E non avrebbe mai voluto fare di lei il suo unico mondo.
Jane è buona, ingenua, ha un cuore pieno di amore da dare, un amore che vuole donare proprio a Rhys.
Rhys ci prova a restare concentrato, a restare estraneo a lei e alle persone che piano si fanno strada nel suo cuore. Ci prova a non amare. Perché lui lo sa che certe cose non può sentirle, certe cose non può averle. Certe cose non può neanche sognarle.
Eppure, Jane è lì, a un solo respiro da lui. Jane è lì, al di là del confine, un confine che una volta superato non può essere ristabilito.
Ci provano a lottare contro il mondo, ci provano a non perdersi, ci provano a mantenere la loro promessa, ma è la vita, ancora una volta, a scegliere al posto loro.
Rhys e Jane vengono divisi in un modo che sembra irreparabile. Eppure, nonostante le loro vite vadano in mille pezzi, qualcosa resta, qualcosa che li porterà, dopo dieci anni, di nuovo a un respiro l’uno dall’altra.
Qualcosa per cui forse vale ancora la pena lottare.
Romanzo autoconclusivo, secondo della serie Vite Incomplete.