“Papà, nessuno può lavorare con i poveri senza inciampare di tanto in tanto in Karl Marx, o nella Bibbia” Eliot Rosewater è l’ultimo erede della casata; suo padre ha costituito la Fondazione Rosewater con l’incarico di gestire gli immensi beni di famiglia e con la clausola che la presidenza venga tramandata di erede in erede. Lo scopo è impedire che il fisco si impossessi dei soldi. Eliot, però, dopo aver partecipato alla Seconda guerra mondiale, è diventato un uomo strano: non solo ha iniziato a bere, a vagabondare, a prestare servizio come pompiere, ma ha anche iniziato a usare il denaro per aiutare la gente. Alla fine Eliot torna a Rosewater, nell’Indiana, il luogo depresso che la sua famiglia, tanti anni prima, aveva usato per iniziare la propria fortuna e poi abbandonato. La gente del posto è priva di orgoglio, speranza, lavoro. Così Eliot apre un ufficio per aiutare tutti coloro che ne hanno bisogno e il cartello sopra la porta dice semplicemente: “Fondazione Rosewater. Come possiamo aiutarvi?”. È ovvio che la famiglia, complice un avvocato, tenti in tutti i modi di farlo dichiarare insano di mente, ma Eliot alla fine troverà una soluzione brillante e inaspettata per poter proseguire con i suoi progetti. Scritto nel 1965, Perle ai porci non solo ci fa ridere delle cose tristi e commuovere in modo divertente, ma tradisce un autentico amore per l’utopia e ci spinge a riflettere sulle ingiustizie del mondo.