Lo storico e letterato di Cheronea trasferisce il ritratto teorico del politico incarnandolo in una serie di grandi e piccoli personaggi, delineando modelli, e secondo il suo stile accompagna a ogni passo il lettore familiarizzandolo con sovrani e condottieri, democratici e tiranni, oratori e poeti, persino con qualche profilo femminile e qualche canaglia. Il loro esempio, quale rappresentato «nei libri e nei discorsi della filosofia morale che trattano delle qualità lodevoli o riprovevoli dei costumi degli uomini, del governo degli Stati, dell'origine dei regni, della loro crescita e della loro intera conservazione, e delle cause che li rimpiccioliscono fino alla conclusione della loro decadenza e del loro crollo totale», è uno straordinario servizio che quei grandi possono rendere a chiunque eserciti il governo.
dall'introduzione di Carlo Carena
Traducendo alcuni Moralia e alcuni libri di Detti memorabili Carlo Carena, in questo suo ultimo lavoro che viene pubblicato purtroppo postumo, ha messo a punto un volume che rappresenta la summa dei pensieri di Plutarco sul tema della politica. Sia dal punto di vista delle qualità morali necessarie agli uomini politici, sia da quello degli ordinamenti legislativi. Plutarco sprona gli intellettuali («i filosofi») ad occuparsi di politica, a consigliare re, principi e legislatori. Ma non per interesse personale e nemmeno per ambizione, bensí perché è un loro dovere mettere al servizio della collettività il proprio sapere e la propria saggezza. La virtú e il disinteresse devono essere il punto fermo di ogni approccio alla cosa pubblica. Sulle forme di governo Plutarco è abbastanza eclettico: in cuor suo - lo afferma chiaramente - ritiene che la monarchia sia il sistema migliore, ma il suo buon senso gli fa anche dire che il sistema migliore è quello in cui operino i politici migliori. Cioè: meglio una democrazia o un'oligarchia gestita da uomini capaci che una monarchia con un re incompetente o vanaglorioso. E viceversa. Come sempre un Plutarco non dogmatico sulle teorie, ma fermo sui principÎ di moralità, nelle vite private e tanto piú nella politica.
«La politica non consiste solo nell'esercizio delle cariche, in ambascerie, urla nelle assemblee e furori tribunizi nella presentazione di disegni di leggi, secondo l'idea piú diffusa e come sono ritenuti senz'altro filosofi coloro che disputano dalla cattedra e discutono di libri. (...) Socrate era filosofo anche senza montare in cattedra né sedersi in poltrona e attenersi a un orario stabilito per conversare e passeggiare con i suoi discepoli; (...) Egli per primo dimostrò che la vita in ogni tempo, in ogni sua parte, in ogni circostanza e attività, e in tutto fa spazio alla filosofia. Simile deve essere la nostra opinione della politica: gli sconsiderati, siano essi generali o cancellieri o oratori nell'assemblea, non fanno politica ma demagogia, eccitano e suscitano fazioni platealmente o prestano la loro opera perché costretti. Chi invece pensa al vero bene comune e ama i suoi simili e la sua città e se ne preoccupa da vero politico, anche senza indossare l'uniforme, è costantemente presente a stimolare i potenti, a guidare chi ne ha bisogno, ad assistere chi decide, a dissuadere gli erranti, a incoraggiare i benpensanti; mostra che si cura degli interessi comuni non per diporto, né si reca al Consiglio come a teatro per uno spettacolo o una recita quando vi è sollecitato e in circostanze difficili, per primeggiare e per passatempo; e pur assente fisicamente, è presente col pensiero e s'informa, approvando o disapprovando ogni atto che vi si compie».