«Per l'arte della memoria con la quale ha evocato i piú inafferrabili destini umani e svelato la vita reale durante l'Occupazione».
Dalla motivazione dell'Accademia svedese in occasione del Premio Nobel per la Letteratura 2014
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Jean è uno scrittore solitario che fatica a distinguere il presente dal passato, i ricordi veri da quelli immaginari. Eppure non ha sognato: sul suo vecchio taccuino nero degli anni Sessanta sono infatti annotati nomi, numeri di telefono, date di appuntamenti, e persino brevi testi «che forse hanno a che fare con la letteratura». Fra questi nomi spicca quello di Dannie, una ragazza dalle molteplici identità che riceve misteriose lettere al fermoposta e della quale Jean è invaghito; e poi tutta la banda di loschi personaggi che frequentano locali equivoci come l'Unic Hôtel o «il 66» vicino ai giardini del Luxembourg, teatro di frequenti retate notturne. Cosí, riaffiorano alla mente dettagli incompiuti, segreti mai svelati, misteri irrisolti: perché la polizia lo aveva interrogato? Cos'era successo al pianoterra di quell'appartamento sul lungosenna? C'è forse un legame con la guerra d'Algeria e l'affare Ben Barka? E poi, quale significato attribuire alle parole di Dannie e, soprattutto, alla sua improvvisa scomparsa? La verità è lí a un passo, a portata di mano, eppure irraggiungibile. Ogni libro di Patrick Modiano fa eco al precedente e crea un insieme coerente e al tempo stesso sempre nuovo. Tutti i suoi romanzi e racconti, pur diversi, evocano in qualche modo una ricerca incessante, partendo da un dettaglio minimo per sondare il passato nel tentativo di ricostruire un'identità e non perdersi nell'oblio. Anche L'erba delle notti non fa eccezione: un Modiano allo stato puro, con la sua magnifica frase musicale regolare e densa come lo scorrere della Senna.