“In quell’umido pomeriggio di marzo, mentre marciavamo tra i campi di riso, portavamo con noi, oltre agli zaini e ai fucili, anche l’intima convinzione che il Vietcong sarebbe stato rapidamente sconfitto. Ci tenemmo gli zaini e i fucili; quella convinzione svanì”.
Per gli Stati Uniti il Vietnam non è stato soltanto il drammatico risveglio di un’intera generazione che era cresciuta immersa nel sogno americano, ma è stata anche la miccia che ha portato alla luce le tremende differenze culturali e politiche che animavano di Stati Uniti dell’epoca.
Per i vietnamiti e per tutto il Sud-Est asiatico invece questa sporca guerra ha rappresentato una tragedia epocale, un dramma inimmaginabile per chi non ha vissuto sulla sua pelle quell’orrore infinito.
Il Vietnam è stata la prima guerra televisiva, il primo conflitto in cui gli orrori del fronte sono arrivati fin dentro le case dei privati cittadini, molto spesso senza censura.
Per questa il Vietnam è ancora oggi un tabù, nonostante la mitologia creata da Hollywood intorno a quest’evento drammatico con una serie sterminata di film.
Samuelson racconta in maniera puntuale e diretta un conflitto che ha sconvolto il mondo, attraversa con il suo stile pulito e asciutto una guerra che ha mostrato al mondo intero il vero volto dell’orrore.