Due opere necessariamente incompiute accompagnano la vita di Hofmannsthal e sembrano esserne il cuore: da una parte il romanzo "Andrea", dallâaltra "La Torre", il dramma che riprende la vicenda della "Vita è sogno" di CalderÃŗn. Il magico viaggio veneziano fra le maschere â e lâimplacabile, statico cerimoniale spagnolo: sono le due facce di quella âRomà niaâ, di quello specchio latino utopico dellâImpero absburgico, che è un fantasma perennemente attivo in Hofmannsthal e quasi il ÂĢluogo del suo linguaggioÂģ, come osserva Massimo Cacciari nel lungo saggio che accompagna questa edizione: un saggio che, a partire da questo fantasma, riesce a illuminare nelle sue articolazioni piÚ segrete e delicate tutta lâopera di Hofmannsthal. Dal 1901 fino alla morte, nel 1929, Hofmannsthal lavorÃ˛ a piÚ riprese intorno alla "Torre" (di cui qui pubblichiamo lâultima versione, del 1927, con lâaggiunta in appendice degli ultimi due atti della versione del 1925) â e la storia di come questâopera gli si trasformÃ˛ fra le mani equivale a una confessione. Il significato della vicenda di Sigismund â il principe prigioniero nella Torre, come una bestia selvaggia, perchÊ gli astri hanno indicato in lui chi rovescerà lâOrdine â viene avvicinato sempre di piÚ, e sempre piÚ disperatamente con gli anni, alla situazione che Hofmannsthal viveva: quella di una crisi estrema di tutta la civiltà europea. "La Torre" è il vero (e in certo senso lâunico) ÂĢdramma del potereÂģ dellâetà moderna: in esso una visione lucidissima, disincantata del Politico si delinea su uno sfondo di macerie, quelle stesse che, per Walter Benjamin, formavano la scena naturale del ÂĢTrauerspielÂģ barocco tedesco: le macerie di un Ordine che ha perduto ogni possibile legittimità , e che perciÃ˛ â non potendo piÚ raggiungere la pace vera della ÂĢharmonia mundiÂģ â si riduce a uno strumento scordato, luogo di tutti i conflitti e di tutte le separazioni. La Dittatura, allora, sarà il tentativo di celare con lâimposizione questa mancanza di fondamento del potere. E la grande arte di Hofmannsthal si rivela nellâoffrirci questo conflitto insanabile ÂĢin figureÂģ, secondo il senso benjaminiano dellâallegoria â e perciÃ˛ scavalcando le viete soluzioni del dramma di idee. Queste pagine, per la loro densità e per lâaudacia della concezione formale, si distaccano radicalmente da tutto il teatro esplicitamente âpoliticoâ del Novecento: come adeguato contrappeso, reggono soltanto "Gli ultimi giorni dellâumanità " di Karl Kraus, il grande antagonista di Hofmannsthal. Entrambi questi testi diversissimi sono una messa in atto dellâÂĢimpossibileÂģ tragico moderno, presentato appunto nella sua impossibilità .