La conoscenza accidentale

Bollati Boringhieri
El. knyga
243
Puslapiai
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Alla strada maestra del metodo, si sa, convengono ordine, precisione e principi distintivi. Ma producono conoscenza, e non di rango inferiore, anche gli sviamenti, gli attimi di pura fascinazione per ciò che non stavamo cercando e che ci viene incontro con la felice impertinenza della casualità, interpellandoci come un enigma esigente. Georges Didi-Huberman sperimenta in ogni suo saggio quanto sia proficuo inoltrarsi nei sentieri laterali, indugiare sulle irregolarità, prestare attenzione agli scarti. Il suo modo di studiare le immagini non potrebbe essere più lontano da una storia dell'arte che si concentra perlopiù su capolavori, supreme espressioni di personalità d'eccezione a cui si piegano forme e tecniche. Se gli oggetti che predilige Didi-Huberman sono accidentali e spuri, questo libro vuole saldare il debito con la loro generosità di cose apparenti, minime, e tuttavia insostituibili nel chiamare in causa interi mondi. Hanno l'aspetto di ramoscello e di foglia secca degli insetti-stecco, esseri senza capo né coda che sfidano lo stesso mimetismo. O ritornano, alla maniera dei fantasmi, grazie all'arte d'occasione di un mercato popolare, dove è in vendita un pezzo da presepe incredibilmente simile a un ex voto etrusco di ventitré secoli fa. O trapelano dal particolare informe di un dipinto, i fili rossi che scendono a rivolo nella Merlettaia di Vermeer. O capovolgono il rapporto luce/tenebre, come avviene nel sarcofago romano di Leida, scolpito all'interno per far sentire a casa la donna morta a cui fu destinato. Non è il gusto del dettaglio - quasi indistinguibile dal feticcio - a ispirare l'accostamento di questi oggetti a prima vista eterogenei, bensì la consapevolezza che la forza del visibile vive di apparizioni e di evanescenze, di affioramenti e di sparizioni. Un pensiero all'altezza delle immagini deve avere la modestia di adattarsi al loro regime incostante. Forse solo così ritroverà la pregnanza che inseguiva.

Apie autorių

Georges Didi-Huberman, filosofo e storico dell’arte, insegna all’École pratique des hautes études en sciences sociales di Parigi. È autore di numerosi saggi, sulla figuratività, la storia delle immagini, la teoria del visuale, di cui i più recenti sono Quand les images prennent position. L’Œil de l’histoire, 1 (2009) e Remontages du temps subi. L’Œil de l’histoire, 2 (2010). Tra quelli disponibili in traduzione italiana: Aprire Venere. Nudità, sogno e crudeltà (2001), Sculture d’ombra. Aria, polvere, impronte, fantasmi (2002), Ninfa moderna. Saggio sul panneggio caduto (2004), Immagini malgrado tutto (2005), L’invenzione dell’isteria. Charcot e l’iconografia fotografica della Salpêtrière (2008) e Beato Angelico. Figure del dissimile (2009). Presso Bollati Boringhieri sono usciti: L’immagine insepolta. Aby Warburg, la memoria dei fantasmi e la storia dell’arte (2006), Storia dell’arte e anacronismo delle immagini (2007), La somiglianza per contatto. Archeologia, anacronismo e modernità dell’impronta (2009) e Come le lucciole. Una politica delle sopravvivenze (2010).

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