La memoria vegetale

La Nave di Teseo Editore spa
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Abbiamo una memoria organica, registrata, custodita ed elaborata dal nostro cervello, e sin dalle origini l’uomo si è affidato a una memoria minerale, incidendo pietre o tavolette d’argilla – sino alla memoria di silicio dei nostri computer attuali. Accanto a queste due memorie si è sviluppata una memoria vegetale, dai papiri sino alla carta di stracci e alla carta tratta dal legno che si usa ai giorni nostri. Ed esempio principe di memoria vegetale è il libro, l’amore del quale si chiama bibliofilia. Che cosa vuole dire collezionare libri, antichi o in ogni caso di pregio? Il bibliofilo vive un piacere solitario perché, se raccogliesse porcellane cinesi, le terrebbe nel soggiorno e i visitatori ne rimarrebbero estasiati, mentre non sa mai per chi tirar fuori da scaffali segreti i propri esemplari più preziosi. I non bibliofili non capiscono perché un libercolo secentesco in dodicesimo, dai fogli arrossati, possa rappresentare l’orgoglio di chi è l’unico ad averne l’ultima copia ancora in circolazione. E se apprezzano un incunabolo dalle pagine ancora bianche e crocchianti, splendidamente miniato o rubricato, ne sfogliano alcune pagine ma non sono sensibili alla storia che quel libro narra, talora attraverso i suoi pochi segni di usura o le annotazioni manoscritte a margine, di pari antichità. Gli scritti di questo libro sono usciti in varie occasioni e dedicati ai bibliofili. Ma, tranne forse il saggio sulla Hanau 1609 (ormai entrato in tutte le bibliografie specializzate, e la cui lettura richiede gusto antiquario, passione filologica e profondo amore per il libro antico), gli altri sono stati scritti anche per sedurre, o almeno liberare da tanti complessi, anche i non bibliofili, o i bibliofili futuri, o i bibliofili che s’ignorano. I quali saranno trascinati dalle visitazioni di classici come Kircher, dagli elenchi di bibliofili folli, di ladri compulsivi di libri o di biblioclasti (coloro che i libri li distruggono, li bruciano, li censurano), da una serie di variazioni fantascientifiche sui libri di ieri e di domani, e da tante altre esplorazioni vagabonde di sterminate biblioteche vere o immaginarie. Umberto Eco

O autorovi

Umberto Eco (Alessandria 1932 − Milano 2016), filosofo, medievista, semiologo, massmediologo, ha esordito nella narrativa nel 1980 con Il nome della rosa (Premio Strega 1981), seguito da Il pendolo di Foucault (1988), L’isola del giorno prima (1994), Baudolino (2000), La misteriosa fiamma della regina Loana (2004), Il cimitero di Praga (2010) e Numero zero (2015). Tra le sue numerose opere di saggistica (accademica e non) si ricordano: Trattato di semiotica generale (1975), I limiti dell’interpretazione (1990), Kant e l’ornitorinco (1997), Dall’albero al labirinto (2007), Pape Satàn aleppe (2016). Ha pubblicato i volumi illustrati Storia della Bellezza (2004), Storia della Bruttezza (2007), Vertigine della lista (2009), Storia delle terre e dei luoghi leggendari (2013) e Sulle spalle dei giganti (2017).

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