Nel 203 una giovane donna romana viene messa a morte nell’anfiteatro di Cartagine perchè cristiana. Il suo nome, Vibia Perpetua, entra nella storia per lo straordinario diario, nel quale annota i dolori, le paure, i pensieri e perfino i sogni che l’accompagnano negli ultimi giorni prima del martirio. La coscienza dell’approssimarsi della morte da un lato e l’eccezionalita della scrittura dall’altro ne fanno un testo di grande modernità e paragonabile per certi versi alle opere di autori quali Primo Levi, Elsa Morante e Marguerite Yourcenar. Come illustra nella prefazione Eva Cantarella, questo testo offre innumerevoli spunti di riflessione sulla condizione femminile nell’antichità e al giorno d’oggi. L’ampia introduzione di Marco Formisano inoltre inquadra il testo nell’ambito storico e letterario e ne spiega tutte le relative implicazioni.