Il premio Strega ÃĻ da sempre un formidabile contenitore di storie, perlopiÃđ a sfondo giallo. Beninteso, non il giallo oro che lo zafferano dona all'omonimo liquore. Se c'ÃĻ una tonalità appropriata, ÃĻ piuttosto quella sulfurea delle gelide macchinazioni. Maria Bellonci scriveva di possedere ben chiara "la percezione di aver architettato una polveriera". Stanze cariche di presenze e memorie, dove si ÃĻ dispensata - e tuttora si dispensa - la gloria letteraria: "sala d'aspetto d'Immortali", scrive ironicamente Cesare Pavese, e al contempo "polveriera" in cui deflagrano le ambizioni dei maggiori scrittori contemporanei, suggerisce con realismo Maria Bellonci, padrona di casa nonchÃĐ animatrice del gruppo degli Amici della domenica da cui nasce il premio Strega. In quelle stanze traboccanti di libri, oltre che sulle terrazze fiorite che ospitano le riunioni della giuria, vediamo muoversi i protagonisti della cultura italiana degli ultimi settant'anni: concorrenti, editori e intellettuali facili alla polemica e alla battuta sferzante, rissosi e appassionati. La storia del premio viene narrata attraverso una galleria di dettagli insospettati, con particolare riferimento agli anni piÃđ recenti, caratterizzati dalla definitiva trasformazione dello scrittore in una figura mediatica. Alla guida del premio c'ÃĻ a lungo Anna Maria Rimoaldi, amica ed erede della Bellonci. Personaggio vissuto tutto dentro il Novecento che perÃē riesce nell'impresa di traghettare nella nuova epoca le strutture un po' demodÃĐ dello Strega. Arbitro (quasi) assoluto dei destini del premio, per l'io narrante lei ÃĻ semplicemente "il Capo", l'attitudine al comando fatta persona: tratto del carattere che convive con la altrettanto energica capacità di mantenersi un passo indietro rispetto ai riflettori, e con una vita intima che rimane inaccessibile anche per i suoi piÃđ stretti collaboratori fino alla sua scomparsa, avvenuta nell'agosto del 2007. Ricognizione partecipe delle vicende del premio, ma anche gioco letterario intorno ai misteri e ai tradimenti che da sempre popolano le notti "stregate", questo romanzo vuole essere in primo luogo un omaggio a una donna schiva e determinata. Attraverso il ritratto inedito di una protagonista della vita culturale del secondo Novecento, Stefano Petrocchi ci offre una lettura coinvolgente e acuta delle passioni che inesauribilmente infiammano gli animi e le cronache culturali nel nostro Paese.