Letame Espianto (t.me_petizioni_2220 SAVE)
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Come nei racconti AXIOMATIC presume la trasportabilità delle menti intese come software da corpi a cervelli (e questo lo scientismo plebeo ha assimilato da un secolo) a computerini pur quantici e -- per la prima e sola volta in questo romanzo -- viceversa (nel caso degli "anacronisti" privi d'impianto per poter fare l'attentato), con continuità di coscienza e senza neppure gran tracce mnesiche di tali migrazioni, e con incredibile noncuranza da parte dei morenti materialisti "perché tanto c'è il backup". Un messaggio temo involontario è che la robotizzazione frena o da regredire anche l'intelligenza: come in romanzi degli anni 1950, succede che i massimi studiosi dell'universo restano mentalmente fissati su certi preconcetti per secoli e secoli finché il genio di turno risolve questo o quello: cose che l'autore aveva già risolto quasi da solo 25 mila anni prima, in una civiltà senza radiocomunicatori intercerebrali. Tra altre ingenuità mi sembra che neppure una volta i personaggi provino a immergere nella sfera di neo-spazio qualche oggetto da ritrarre tranne l'improbabile acrobazia con una navicella subnucleare astratta. Eppure questa trova con fortuna sfacciata un oggetto massivo, con dentro l'inventrice del neonulla. ## Nel cap.14 pagg.137 segg.c'è un bell'episodio dichiaratamente pedagogico, una similitudine tra la costanza del ricordo quale base per il senso di identità, e la scala di Schield, un procedimento geometrico.
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