Le Grandi Scoperte Geografiche

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 Uno scrittore dell’800 scriveva: “Chi si proponesse di delimitare, sopra una figura del nostro globo, quelle porzioni della superfìcie terrestre che sfuggono ancora oggi completamente ad ogni conoscenza umana, potrebbe racchiuderle per intero entro due circuiti irregolari, comprendenti rispettivamente nella calotta artica forse cinque milioni di chilometri quadrati, nell'antartica quattro volte più, di terre e di mari parzialmenti sconosciuti a tutti i viventi. Ogni anno che passa si restringono sempre di più codesti circuiti, rimpicciolisce il dominio dell'ignoto e verrà un giorno in cui tutto ci sarà noto.”

Quel giorno è giunto? In realtà non lo sappiamo. Siamo convinti di avere scoperto tutto, ma tutto cosa? E questa la domanda che dobbiamo porci: dell’ignoto, del non immaginato, che sappiamo noi?

Ogni giorno che passa segna una vittoria della conoscenza umana, rischiarando di nuova luce e precisando taluna di quelle svariatissime circostanze di suolo e di vita, delle quali è più incerta la traccia nelle carte e nelle descrizioni del nostro globo.

Sotto i nostri occhi stessi dunque, può dirsi che il lento processo storico, onde si è venuta e si viene formandola conoscenza umana della superficie terrestre, si affretti alla sua ultima meta, avvicinando ad ogni istante il giorno in cui tutta la Terra sarà aperta, senza barriere e senza veli, alla cognizione degli uomini.

Senonchè questo processo storico, del quale vediamo svolgersi oggi una fase cosi avanzata, non s'è già iniziato da ieri: esso continua faticosamente da una serie lunghissima di secoli, ed assomma in sè l'opera di una serie lunghissima di generazioni.

Dalle età più remote della storia sino a noi, la conoscenza umana della superficie terrestre è venuta un po' alla volta crescendo e sviluppandosi, nonostante le soste e i regressi delle epoche meno fortunate, così come cresce e si sviluppa dalle fondamenta al culmine un edificio, che si vada man mano componendo di pietra aggiunta a pietra.

Solo che a questo edificio nostro hanno posto mano con assai diversa lena i primi lavoratori che poco si levavano sopra la base, e gli ultimi che avevano già tanto ampia e sicura mole sotto di sè.

Basta rivolgere infatti uno sguardo nei secoli andati, per avvedersi che l'opera volta all’incremento delle conoscenze geografiche si è fatta solo da poco tempo cosi attiva ed accesa quale la vediamo oggi.

Soltanto ai giorni nostri infatti e nei secoli più immediatamente vicini a noi, l'amore dell'investigare e del conoscere la superficie del nostro pianeta ignora ogni limitazione, tanto che ogni parte di codesta superficie è ugualmente cercata, sia solida od acquea, abitata o inabitata, propizia o avversa alla vita, utile o inutile a conquiste di fede, di commerci, di armi.

Ma retrocedendo a grado a grado nei secoli, vediamo prima farsi meno frequenti ed attive, poi venir meno del tutto quelle investigazioni della superficie terrestre che non abbiano un fine utilitario immediato.

E le altre, che si propongono vantaggi immediati politici, commerciali, religiosi, delle quali è così ricca tutta quanta la storia degli uomini, le vediamo mirare a mete sempre meno lontane, quanto più ci discostiamo dall'epoca nostra.

Nell'età antica infatti, gli stessi popoli più progressivi, cui necessità ed opportunità di espansione spingono all'acquisto d'un predominio materiale ed intellettuale sulla Terra, oltrepassano generalmente di poco con le loro conoscenze pratiche i confini della patria e dei paesi più immediatamente collegati con la vita di questa.

Nè alcuna speculazione geografica perviene a divulgarsi presso di loro, che oltrepassi il concetto della terra emersa, anzi di una piccola parte di essa considerata come privilegiata dimora degli uomini.

Solo pochi ingegni più eletti, guardando più in là dell'orizzonte volgare, concepiscono e studiano il globo nel suo complesso e ne investigano la forma e le dimensioni e la distribuzione delle terre e delle acque.

Ma nell'età di mezzo, dopo un lungo periodo di sosta e di arretramento, i popoli più progressivi si lanciano verso mete nuove, sulla superfìcie terrestre, spezzando la cerchia in cui s'erano racchiuse le genti antiche ed estendendo le loro ricerche a tutta quanta la terra abitata dintorno.

E gli uomini del Rinascimento, — mentre rifiorisce per loro a nuova vita la speculazione antica, — allargano l'orizzonte delle loro conoscenze pratiche anche oltre i confini della terra abitabile, ansiosamente affidandosi alle inesplorate solitudini dell'Oceano.

Questo eBook ci cala nel mondo delle Grandi Scoperte Geografiche, saltando quel periodo in cui forse, non è certo, ma è probabile, i Cinesi avevano già esplorato le coste occidentali d'America e che i Cinesi stessi, allora e più tardi, navigando l'Oceano Indiano fino alla Persia e all'Arabia e forse fino a Zanzibar, apprendessero l'esistenza della Sicilia e della Spagna.

E le stesse terre brasiliane non dovevano essere sconosciute agli indigeni dell'Alta Guinea, a quelli dell'Australia, nell'età di mezzo, ai Cinesi e agl'Indocinesi, delle loro terre d'origine i Malgasci, ai Maori, ai Pellerossa.

Quale di codeste conoscenze ebbe nella storia umana effetti durevoli? Quale perdette il carattere suo di patrimonio particolare di genti o di nazioni singole, per assurgere a carattere di universalità e contribuire al progresso ulteriore della società umana?

Credo che gli effetti si producano nel momento in cui si prende coscienza che qualcosa di nuovo è stato scoperto e quindi non occorre qui dimostrare come, per quella continua reciprocità di cause e di effetti che è tra il progredire della conoscenza della Terra ed il progredire umano, lo studio di tutte quante le grandi scoperte geografiche vada considerato come essenziale alla cognizione della storia umana.

Per la storia delle scoperte geografiche, il Rinascimento e uomini come Colombo e Magellano, è veramente il periodo fondamentale. Posto fra l'epoca oscura in cui lentamente si svolge la ristretta opera degli antichi e l'epoca luminosa in cui ferve senza limiti la seria e riflessiva opera degli uomini d'oggi, epoca di remota preparazione quella, epoca inesaurita di perfezionamento questa, il periodo che fu detto delle grandi scoperte è veramente quello clie erige l'ossatura (se cosi può dirsi) della conoscenza umana della superficie terrestre.

Narrare questo periodo, se anche ad esso manchi quel carattere di altezza intellettuale che è dell'età più recente delle scoperte geografiche e vi imperi invece la preoccupazione dei fini utilitari e un disordinato spirito di avventura, è ricostruire uno dei momenti più interessanti e più vivi della storia umana.

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