ÂŦForse questo ÃĻ il libro che i critici mi chiedono da tanto tempo e che ho sempre sperato di scrivereÂŧ azzarda Simenon, che ha terminato "Le persiane verdi" in una sorta di stato di grazia, all'indomani della nascita del secondo figlio. Ha tutte le ragioni di essere soddisfatto: ÃĻ riuscito a scolpire una figura larger than life, Ãmile Maugin, celeberrimo attore giunto, a sessant'anni, all'apice del successo e della fama, che un giorno apprende di avere, al posto del ventricolo sinistro, ÂŦuna specie di pera molle e avvizzitaÂŧ. ÂŦMaugin non ÃĻ ispirato nÃĐ a Raimu, nÃĐ a Michel Simon, nÃĐ a W.C. Fields, nÃĐ a Charlie ChaplinÂŧ afferma risolutamente Simenon nell'Avvertenza. ÂŦE tuttavia, proprio a causa della loro grandezza, non ÃĻ possibile creare un personaggio dello stesso calibro, che faccia lo stesso mestiere, senza prendere in prestito dall'uno o dall'altro certi tratti o certi ticÂŧ. CiÃē detto, taglia corto, ÂŦMaugin non ÃĻ nÃĐ il tale nÃĐ il talaltro. Ã Maugin, punto e basta, ha pregi e difetti che appartengono solo a luiÂŧ. Pregi e difetti alla misura del personaggio: dopo un'infanzia sordida, ha lottato, perduto, vinto, amato, desiderato, conquistato e posseduto tutto â donne, fama, denaro â, e coltiva la propria leggenda abbandonandosi a ogni eccesso. Prepotente, scorbutico, cinico (ma segretamente generoso), regna da tiranno su un piccolo mondo di sudditi devoti e trepidanti, fra cui la giovanissima e amorevole moglie, ma vive nella costante paura della morte e nella nostalgia dell'unica cosa che non ha mai conosciuto: la pace dell'anima â quella cosa tiepida e dolce a cui il suo desiderio attribuisce la forma di una casa con le persiane verdi.