Le pietre di inciampo del Vangelo

· Edizioni Mondadori
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Gesù incita a impadronirsi del Regno dei cieli con la violenza? Consiglia di gettare nel mare con una macina al collo chi scandalizza la fede dei piccoli? Pretende dai suoi seguaci una dedizione così esclusiva da indurli a odiare i propri genitori? Queste sono le conclusioni che si potrebbero trarre, a una lettura immediata, da alcune sue frasi riferite dagli evangelisti. Parole in grado di mettere in crisi anche i fedeli più convinti, lontane dall'immagine di umanità, mitezza e giustizia che credenti e non credenti da sempre associano alla «buona novella». Parole «dure» come pietre, o meglio «pietre di inciampo», secondo l'etimologia del termine greco skándalon.

Davanti a esse si potrebbe reagire come quei discepoli che, sconvolti dall'idea di mangiare la carne di Cristo e bere il suo sangue, gli voltano le spalle e lo abbandonano. Il cardinale Gianfranco Ravasi in queste pagine ci sfida invece ad affrontare le zone d'ombra nascoste nelle pieghe dei quattro Vangeli, attraverso l'analisi di 140 passi problematici. Non si tratta solo di affermazioni sconcertanti, ma anche di incongruenze storiche, come quella contenuta nel brano di Luca che delinea una coincidenza cronologica tra la nascita di Cristo e un censimento eseguito quando in realtà Gesù doveva avere almeno dodici anni. Oppure clamorose contraddizioni tra i Vangeli, come le radicali differenze tra le genealogie messianiche proposte da Matteo e Luca. O, ancora, brani che esigono un maggior approfondimento, come quello in cui i sadducei chiedono a Cristo di chi sarà moglie alla risurrezione la donna che ha avuto sette mariti, o quello in cui si parla dei «fratelli» di Gesù.

Il metodo seguito dal cardinale Ravasi, chiaro e rigoroso come sempre, è quello che caratterizza il suo approccio al testo biblico: rifuggire ogni facile interpretazione «letteralista» per far emergere invece la complessità espressiva delle Scritture, il retroterra linguistico e culturale dell'epoca a cui appartengono. In questa luce molte frasi scioccanti sono in realtà concetti formulati con i «colori accesi» e il gusto per il paradosso tipici del linguaggio semita e del Vicino Oriente; incongruenze e contraddizioni, a loro volta, possono essere ricondotte a scelte dei singoli autori, poiché «i Vangeli non sono verbali o manuali storici bensì racconti di eventi reali interpretati e coordinati in un piano narrativo-teologico redazionale specifico per ogni evangelista».

Collocati in tale prospettiva, anche i passi più controversi e spigolosi rivelano la loro coerenza di fondo col messaggio cristiano e ne illuminano ulteriormente la straordinaria bellezza e attualità.

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