La Calabria del 1812 ├и una terra sospesa tra crudelt├а e miseria, ira incanto e paura, dove gli uomini rifiutano le "illusorie consolazioni del progresso", felici di riconoscere e di vivere solo la natura. De Custine traccia nelle sue lettere un affresco della regione, filtrato dalla sua formazione romantica, e dipinge ilтАЬvero". E il vero, nella Calabria di quel tempo, erano le incredibili difficolt├а del viaggio, la mancanza dei muli, l'assenza di strade carrozzabili. Una terra che vomitavaтАЬsulla sua superficie una legione di demoniтАЭ, esposta ad ogni sopruso e ad ogni dominazione, dove l'uomo viveva nell'anarchia, senza nessun rispetto per le pi├╣ elementari regole della convivenza civile, con la sua selvatichezza rimasta immutata nei secoli, e che tuttavia assume per de Custine un'aura magica e languidamente malinconica, suggestionata forse dal suo disagio esistenziale, quel male di vivere che lo aveva segnato fin dall'infanziaтАЬ...l'aspetto di tutta la zona ├и selvaggio e triste. In queste campagne ricche di storia si vede un genere di desolazione e di sterilit├а che non appartiene ad esse. Contemplando l'opera del tempo si pu├▓ notare anche quella dell'uomo. Col tempo la terra ├и diventata sterile sotto i passi dei soldati ed ├и inutile che il contadino pianti le sementi in solchi saturi di sangueтАЭ.