Dalla fine del XV secolo, in seguito all’emanazione dei decreti di espulsione che colpirono gli ebrei residenti in Spagna e Portogallo, si verificò una massiccia migrazione che determinò il loro spostamento in varie zone d’Europa. Ma la dispersione, e in taluni casi la conversione al cristianesimo, significarono anche l’interruzione dei contatti tra le diverse famiglie di origine ebraica? Oppure è possibile rilevare la persistenza di una fitta rete di legami sotterranei? E in questo caso, in che modo fu possibile coltivare tali rapporti, e quale fu la loro evoluzione? Questo breve studio non pretende certo di rispondere in modo esauriente a tali domande, che pongono una serie di questioni tuttora molto discusse; vorrebbe però offrire al lettore alcune interessanti considerazioni in merito al caso delle comunità ebraiche portoghesi, convertite o meno al cristianesimo, residenti a Venezia nel XVI secolo. Per compiere questa ricerca sono stati utilizzati anche i documenti di alcuni processi condotti dall’Inquisizione di Venezia contro diverse famiglie di origine ebraica; in questo modo è stato possibile rivolgere lo sguardo anche verso il complesso rapporto che si instaurò tra le due parti in una città come Venezia, dove l’esercizio della mercatura e la prosperità degli affari erano necessità imprescindibili, che talvolta portarono le autorità a lasciare in secondo piano le questioni religiose.