La democrazia – dirà Socrate – è il principio paradossale per cui nell ’ arte più difficile e più importante, l ’ arte del governo, non si richiede
alcuna specifica competenza tecnica.
L’Alcibiade tucidideo definisce il sistema democratico “una riconosciuta follia”: ma si tratta – Alcibiade lo sa bene – di una follia che coincide con il pandemico e generoso eccesso di passione civile che innerva progressivamente di energia la città, consentendo la fioritura della polis attica. Atene, nel V secolo a.C., supera in grandezza e potenza le altre città greche governate da regimi tradizionali, e da esperienza eccentrica diventerà modello paradigmatico.
L’Autore della Costituzione di Atene (il primo testo in cui forse compare il termine democrazia) testimonia e descrive il problema della polis, quell’attrito interno che è anche il segreto dell’efficace e precario equilibrio del vivere politicamente. La sua scrittura è attraversata dalla tensione tra la critica alla democrazia e la rivendicazione di quell’etica aristocratica sulla quale Pericle ha conformato il regime del démos.
Come ci insegnano Aristotele e Hannah Arendt, la vita umana è vita politica: perché fuori della dimensione politica stanno soltanto le bestie.