Napoli 1343

· Edizioni Mondadori
Kitabu pepe
288
Kurasa
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Novembre 1343. Golfo di Napoli, porto di Baia. Notte. Una nave genovese in rada carica di merci. Viene assalita, l'equipaggio catturato, il capitano barbaramente trucidato. Gennaio 2005. Periferia di Napoli, Casavatore, non lontano da Secondigliano. Notte. Tre giovani vengono ammazzati davanti a una scuola. Uccisi nel corso di una raid camorristico. Cosa può mai legare questi due fatti di cronaca, vicini nello spazio ma lontanissimi nel tempo? Amedeo Feniello risale i secoli alla ricerca di un filo sottile che possa legare i due episodi. E, sulle tracce di moventi, mandanti ed esecutori della notte del novembre 1343, ci conduce per mano nelle vicende medievali di Napoli: una città per tanti versi già allora affascinante e inafferrabile, in cui si succedono civiltà e tradizioni diverse, a partire da quella bizantina fino alla dominazione angioina. Con una realtà sociale peculiare, dove a comandare davvero, più che lo Stato, sono le famiglie e i clan dei cosiddetti «seggi», tanto più forti quanto più debole si dimostra il potere centrale. Pronti a farsi carico dei problemi della cittadinanza. Gelosi della propria autonomia. Capaci di strenue resistenze o di compromessi con le dinastie che si susseguono. Che, ad una ad una, passano, mentre loro, i nobiliores locali, restano. Esprimendo la propria supremazia anche attraverso la forza dei simboli, come nella processione del Corpus Domini, scandita da gerarchie, omaggi e riverenze che ricordano episodi dei nostri giorni. Uno squarcio di Medioevo, dove è già possibile riconoscere molti elementi che caratterizzano la mentalità della malavita organizzata contemporanea: con i suoi clan familiari, impregnati di senso di appartenenza e di una pratica quotidiana della violenza adoperata come unico strumento di risoluzione dei conflitti. In un clima in cui senso delle gerarchie familiari e controllo totale del territorio marcano l'agire individuale, dove ogni nesso tra il singolo e lo Stato viene garantito dai clan. Con un aspetto decisivo: la capacità di queste famiglie di trasformarsi in ceto dirigente e di inserirsi nei gangli delle istituzioni. In un groviglio tra interessi privati e pratica di governo inestricabile. Un appassionante e documentatissimo racconto storico che scorre tra i vicoli di una città che fu una delle grandi capitali dell'Occidente medievale, dalle tante luci e dalle tante ombre. Da cui emerse una «struttura di lungo periodo», fatta di usi, consuetudini e tradizioni che attraversano le epoche. Irrobustiti non di rado dall'assenza o dall'inefficienza dello Stato, e da quella sfiducia dei cittadini che induce spesso a rivolgersi, ieri come oggi, a chi gestisce realmente il territorio. Tanto da plasmare un contesto sociale dove prevale l'idea che la res publica non sia di tutti ma solo «cosa nostra».

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