Ma, mentre lavora, un colpo di piccone bene assestato cambia per sempre la sua vita. Dietro la calce, in un'intercapedine del muro, trova i corpi mummificati di tre donne. E si accorge che sulla loro carne sono stati incisi dei segni, quasi lettere dell'alfabeto di una lingua misteriosa e sconosciuta. Qual è la storia delle tre donne? Chi le ha nascoste lì? Qual è il terribile messaggio che quelle lettere vogliono comunicare? Ed è possibile che la cerva dagli occhi buoni che sbuca ogni sera dal bosco voglia davvero proteggere l'uomo e rivelargli qualcosa?
Mentre le tre mummie cominciano a infestare i suoi pensieri e i suoi sogni, trasformandoli in incubi e allucinazioni, l'uomo si mette alla ricerca della verità, una ricerca che può portarlo alla perdizione definitiva o alla salvezza. O forse a entrambe.
Mauro Corona, dopo anni in cui si era dedicato a forme più brevi, torna al romanzo vero e proprio. E lo fa con un libro di eccezionale forza letteraria, intenso, appassionante, commovente, un libro che racconta la maestosità della natura e la cattiveria degli uomini, denso di immagini indimenticabili - per esempio quella del pivason, l'uccello-vampiro, e del suo spaventoso verso, presagio di morte - e di momenti di straordinario lirismo, come la scena in cui il protagonista scende in una foiba e dentro una pozza d'acqua scopre un piccolo essere di cui si sente improvvisamente e inaspettatamente fratello.
Con Nel muro, Corona torna a raccontare i boschi, gli animali e gli uomini della sua terra, e rivela ancora una volta il suo talento narrativo, quella scrittura sorgiva che sa arrivare dritta al cuore del lettore, la sua capacità di unire un'immaginazione gotica e tenebrosa all'accuratezza realistica delle situazioni e dei luoghi, di scrivere pagine terribili e dolci al tempo stesso.
In una frase, Nel muro segna il ritorno al romanzo di uno dei più grandi scrittori italiani.