Se volessimo dividere in fasi lâopera di Manganelli, il "Nuovo commento" (1969) apparterrebbe sicuramente a quella che potremmo definire ÂĢeroicaÂģ, in cui lo scrittore, impugnata una lancia istoriata di segni, tentÃ˛ di raggiungere il luogo da cui sgorgano i segni stessi, vero ÂĢpozzo natale e mortaleÂģ, nonchÊ ÂĢsole neroÂģ di ogni scrittura. Presupposto vertiginoso e altamente astratto, da cui perÃ˛ lâarte di Manganelli è riuscita a far scaturire una tensione romanzesca e persino â quale audacia in un tale contesto! â dei personaggi. SicchÊ alla fine si scoprirà che ciÃ˛ che leggiamo è un fosco, metafisico dramma, la cronaca di ÂĢuna qualche continuata, notturna catastrofeÂģ. Questo libro rimarrà fra gli esempi piÚ evidenti di ciÃ˛ che puÃ˛ la letteratura quando si abbandona totalmente al proprio gioco. Appena lesse il manoscritto del "Nuovo commento", Italo Calvino indirizzÃ˛ a Manganelli una lunga lettera, finora inedita, che rimane a tuttâoggi la piÚ densa e illuminante lettura del libro. Manganelli la conservava nella sua copia del "Nuovo commento", quasi quel commento al commento appartenesse ormai al testo. La pubblichiamo qui in appendice insieme al risvolto â come sempre prezioso â scritto dallâautore per la prima edizione.