'O DUELLO

Franco Pastore
Rafbók
60
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Einkunnir og umsagnir eru ekki staðfestar  Nánar

Um þessa rafbók

   Siamo di fronte ad uno dei più celebri passi del’iliade, il ca-polavoro omerico: il duello finale tra Ettore ed Achille, tradotto e reso egregiamente in lingua napoletana da Franco Pastore. La guerra di Troia volge al termine e gli dei hanno gia deciso la vittoria dei greci, “la splendida città doveva necessariamente soccombere”.

  La trasposizione in napoletano eseguita da Franco Pastore riesce a conservare tutta la vis operandi del mondo antico, che traspare con immediatezza sin dall’incipit.

Infatti il Pastore pur discostandosi dal testo greco onde evitare una futile e noiosa traduzione letterale, sa cogliere, con termini appropriati l’animus che caratterizza il Pelide, facendogli escla-mare:        

  - Pensave ‘e farla franca, figlio Di Priamo?

   Nunn’ha capite che t’avrei accise?

   Te mangerànne mo’ auciélli e cani,

 chésta è la tua fine eroe troiano!-  

   Pastore rimarca, con parole di grande efficacia, la crudeltà di Achille, che va aldi là di ogni dolore e di ogni vendetta: è solo la presunzione di un semidio che spazia in un universo che cre-de di dominare, tanto da suscitare il risentimento degli dei e la rabbia di Zeus.

    L’animus di Ettore emerge in tutta la sua sublime dramma-ticità, contrapponendosi alla caparbia determinazione di Achil-le. È L’animus di un vero e coraggioso eroe, che vince la paura ed abbraccia con coraggio il suo destino:

                         -Tre vòte ‘agge fuiùte annant’e mùre

                          mo’ nun me ‘mpòrta cchiù si campe o mòre

                          nu desiderie sule sta ‘ndo core:

si perde, risparmia chèsta carne,

nunn’à sfreggià e dàlla a’ggènte mia;                           

a mme ‘nterèssano sule ll’arme

e strazià ‘o cuorpe n’a tèngh’a frenesia -.  


   La potenza e l’efficacia espressiva della lingua napoletana, nell’uso che ne sa fare Franco Pastore rende bene la dramma-ticità dell’azione e lo scorrere turbinoso dei sentimenti, rag-giungendo il massimo nell’incontro tra Anchise ed Achille.  

   In questa rappresentazione drammatica il lettore trova una lettura coinvolgente ed esaustiva, perché oltre al testo originale in greco, abbiamo un apparato di note chiarificatrici, la tradu-zione in lingua italiana, e la reductio in neapolitano.  

Ermanno Pastore(1)




Um höfundinn

Franco Pastore, noto commediografo salernitano

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