«Con il suo debito monstre di 2300 miliardi in Titoli di Stato, l’Italia rappresenta oggi il massimo rischio sistemico, non solo per l’Europa e la tenuta dell’euro, ma per l’intero capitalismo globale».
Resta chiaro il problema di fondo: non possono esservi di nuovo ripresa e sviluppo senza ridurre il debito pubblico che soffoca la crescita e impoverisce i cittadini.
Ciarrocca, dopo aver raccolto le voci di autorevoli economisti e premi Nobel e dopo aver preso in esame le proposte di destra, sinistra e dei tecnici (tra cui Paolo Savona) sulla ristrutturazione del debito per rilanciare l’economia, analizza la conclusione prevalente: si deve tagliare il debito pubblico di 400 miliardi. Una terapia shock indispensabile per giocare d’anticipo ed evitare l’esplosione della «super-nova Italia» e la futura certa colonizzazione del Paese.
La rottura, ovvero il «piano B», avrebbe costi umani, sociali e istituzionali drammatici. Proporzionali solo alla rabbia e alla frustrazione degli elettori di M5S e Lega che soffiano sul fuoco per rompere con l’Ue invocando la democrazia. Sarebbe il default in versione populista. L’Italia deve invece alzare la voce perché non si prolunghi il saccheggio da parte della Germania e delle nazioni nordiche, per invitarle a riformare l’Europa senza dover assistere a frantumazioni e disgregazioni.