Studiare l’architettura altomedievale significa riprendere in mano i fili della tradizione classica per comprendere i grandi cambiamenti tecnologici intervenuti a partire dalla tarda antichità. La frammentarietà geografica, e l’instabilità dei nuovi assetti, determinano l’emergere dei localismi e la semplificazione del ciclo costruttivo. Sopravvivono, tuttavia, singolari esempi di un’architettura ‘di pregio’, che è figlia delle alte committenze e che è per lo più destinata al culto; vescovi, dogi, duchi, principi, sono infatti i soli in grado di catalizzare risorse e manodopera specializzata da impiegare in ambizioni cantieri costruttivi. Poiché è attraverso questi cantieri che passano le novità più importanti, e poiché i luoghi di culto rappresentano un punto di vista privilegiato per studiare l’architettura alto-medievale, il focus di questo lavoro viene posto su una serie di chiese e di complessi architettonici di committenza molto alta, distribuiti lungo le coste alto adriatiche e dalmate. Alcuni di essi, come il complesso episcopale di Aquileia, rappresentano dei punti chiave per conoscere l’evoluzione delle tecniche costruttive e sono da molto tempo al centro di dibattiti, soprattutto di storici dell’arte e dell’architettura, per la complessità delle loro sequenze stratigrafiche che dalla tarda – antichità arrivano al romanico senza soluzione di continuità. L’analisi archeologica degli alzati, e una revisione critica della bibliografia, hanno consentito di avanzare nuove proposte interpretative sulle fasi costruttive di questi siti chiave e sulle loro cronologie, prima di allargare il focus a tutto l’Alto Adriatico e alla Dalmazia, al fine di ricomporre un quadro più ampio sulle tecniche costruttive diffuse tra i secc. VII-XI. Si tratta di un’area che è stata teatro di importanti cantieri edilizi e che è stata punto di incontro di culture e tradizioni costruttive differenti, perché intermedia tra il mondo continentale europeo e quello bizantino. Ricostruendo la progettualità che sta dietro a un’architettura, analizzandone la planimetria, le tecniche murarie, gli elementi strutturali e architettonici, è stato possibile riconoscere tradizioni costruttive e contaminazioni culturali, nonché ricostruire in via preliminare le tappe destinate a sfociare nella rivoluzione del Romanico.