Alla prima fase della complessa consapevolezza geopolitica dell’autore contribuiscono in modo decisivo gli anni della produzione giovanile qui analizzati. Tra il 1892 e il 1897, infatti, Hofmannsthal è il testimone più significativo di quella Märchenhaftigkeit des Alltäglichen capace di consentire a un cittadino dell’impero asburgico di fare quotidiana esperienza dell’alterità all’interno del proprio spazio geoculturale, descrivibile nei termini di un arabesco caleidoscopico di identità linguistiche, religiose e culturali.
Nel ricostruire le caratteristiche peculiari dell’Orientalismo asburgico, questo lavoro assurge la prima produzione di Hofmannsthal a modello di una peculiare pratica di negoziazione con la diversità, nella quale i confini tra proprio ed estraneo vengono ad essere labili e facilmente valicabili. L’analisi prende in esame la produzione poetica in forma di ghazal persiano, attraversa la breve parentesi narrativa dei racconti, per arrivare infine al primo dramma di ispirazione orientale, Le nozze di Sobeide. Essa esamina così come questo primo approccio all’Oriente non sia solo legato all’influsso di precisi modelli letterari orientali ed europei, ma diventa testimonianza di un complesso senso di identità sviluppato nei confini stessi dell’Impero.
Stefania De Lucia è stata assegnista di ricerca presso le Università di Napoli Roma ‘La Sapienza’, Napoli ‘L’Orientale’ e Salerno. È membro del gruppo di ricerca LTit – Letteratura tradotta in Italia. I suoi interessi comprendono la letteratura austriaca di fine secolo, il fenomeno dell’Orientalismo, la scrittura femminile nell’esilio nazionalsocialista, la rappresentazione dello spazio e della memoria nella letteratura dell’Europa centrale, i fenomeni di traduzione e ricezione della letteratura tedesca in Italia.