Storia di una Capinera

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Le lettere di Maria all’amica e confidente Marianna, scritte dalla sapiente penna di Giovanni Verga, capace di imprimere nelle pagine di questo romanzo tutta la forza di un amore che non può esprimersi e che consuma. E’ lo stesso autore, nella prefazione al romanzo, pubblicato nel 1871, a scrivere:

“Era morta, povera capinera! Eppure il suo scodellino era pieno. Era morta perché in quel corpici- no c'era qualche cosa che non si nutriva soltanto di miglio, e che soffriva qualche cosa oltre la fame e la sete.


Allorché la madre dei due bimbi, innocenti e spietati carnefici del povero uccelletto, mi narrò la storia di un'infelice di cui le mura del chiostro avevano imprigionato il corpo, e la superstizione e l'amore avevano torturato lo spirito: una di quelle intime storie, che passano inosservate tutti i gior- ni, storia di un cuore tenero, timido, che aveva amato e pianto e pregato senza osare di far scorgere le sue lagrime o di far sentire la sua preghiera, che infine si era chiuso nel suo dolore ed era morto; io pensai alla povera capinera. Ecco perché l'ho intitolata: Storia di una Capinera.

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Par autoru

 Verga nasce nel 1840 a Catania da una famiglia benestante di idee liberali.  Col passare degli anni Verga decise di dedicarsi totalmente al mestiere di scrittore. Così abbandona gli studi in legge (1869) e si trasferisce a Firenze, allora capitale del regno. Tre anni dopo si stabilisce a Milano, vero centro della cultura nazionale e dell'industria editoriale.  Tra il 1866-1875 Verga raggiunse il successo con una serie di romanzi che narrano vicende passionali ambientate nel mondo aristocratico. Nel frattempo Verga amplia i suoi riferimenti culturali: legge i realisti francesi. Mentre in Italia si apre il dibattito sulla questione meridionale: in questo clima nasce il suo progetto di un ciclo di cinque romanzi ambientati in Sicilia ( I Malavoglia, Mastro don Gesualdo, La duchessa di Leyra, L'onorevole Scipioni, L'uomo di lusso). Dei suoi testi per il teatro quello che fa maggior successo è Cavalleria rusticana (1884), storia a forti tinte di un “delitto d'onore”. Nel 1893 compie a ritroso il viaggio della sua giovinezza e si trasferisce definitivamente a Catania. Tornato in Sicilia, continua a scrivere ma il lavoro che più gli sta a cuore non riesce a prender forma, e col passare degli anni finisce per rinunciare alla letteratura. Nel 1922 muore a Catania. 

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