Il XXI secolo è punteggiato da una serie ininterrotta di manifestazioni popolari che hanno portato in piazza un diffuso scontento: le primavere arabe, Occupy Wall Street, gli indignados, i Vaffa Days, i gilet gialli, le manifestazioni sul clima, le rivolte in Cile, a Hong Kong, in Libano. Quello a cui assistiamo è un conflitto nuovo rispetto a quello rappresentato e organizzato da partiti e sindacati: è contrapposizione tra pochi e molti, tra chi detiene il potere e chi sente di non contare nulla. La frattura sociale profonda che questi antagonismi evidenziano mette in crisi l'idea stessa di democrazia e la espone al rischio di pulsioni autoritarie. Ma questo non è un esito scontato: come scriveva Machiavelli, il conflitto tra pochi e molti può essere anche un lievito di libertà, se il nuovo ordine che ne può risultare riequilibra il potere nella società.
Nadia Urbinati insegna Teoria politica alla Columbia University e collabora con "la Repubblica". È autrice di saggi e volumi in inglese e in italiano, tra cui: per Donzelli, Ai confini della democrazia (2007); Individualismo democratico. Emerson, Dewey e la cultura politica americana (2009); Lo scettro senza il re (2009); Democrazia rappresentativa: sovranità e controllo dei poteri (2010); per il Mulino, Io, il popolo. Come il populismo trasforma la democrazia (2020); per Einaudi, Democrazia del sorteggio (con Luciano Vandelli, 2020).