Che la “Divina Commedia” nasconda una chiave occulta di lettura, Dante stesso lo afferma nel Convivio, dove parla dei “quattro sensi” della scrittura…
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… il più alto e nascosto dei quali è il senso anagogico, o sovrasenso: cioè il significato spirituale della parola.
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Che è segreto nella misura in cui non è esplicito; ma cessa di esserlo allorquando il lettore riesce ad entrare in sintonia con quella dimensione.
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Nella sua Commedia, infatti, Dante adombra un’avvincente esperienza interiore: un viaggio iniziatico dalla tenebra alla luce, nell’uomo ed oltre l’uomo, fino alla folgorante visione di Dio e alla rivelazione di un Suo inaspettato volto femminile.
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E apre interessanti prospettive sul significato della tradizione alchemica e delle antiche vie iniziatiche; come pure sull’esoterismo cristiano, lo gnosticismo e il mistero dell’ordine templare.
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Da qui il senso e la ragione di questa ricerca, che non risponde a una curiosità letteraria, ma a un bisogno esistenziale: quel “segreto” ci avvicina al senso più profondo della vita, alla tensione dialettica tra bene e male, alla possibilità di riscatto fino allo sbocciare di una vita nuova. Per Dante, come per tutti noi.