Il libro che ha segnato un punto di svolta del femminismo internazionale e che è divenuto un classico del pensiero di genere.
Che cosa vuol dire appartenere al genere femminile o maschile? È possibile assegnare un'identità sulla base del solo sesso biologico? Judith Butler è convinta che non sia possibile e in questo libro affronta i luoghi comuni che si nascondono dietro quella risalente assunzione. Come definire, allora, la propria identità? Decisivo è trovare un 'posto tutto per sé' fra maschile e femminile, ai margini delle rigide classificazioni prodotte dalla psicoanalisi, dalla filosofia, dalla biologia e dalla linguistica. Perché non esistono due generi, ma numerose possibilità che devono includere anche tutti i soggetti ritenuti anomali ed eccentrici dalle norme imposte e codificate. Una posizione, quella di Judith Butler, che mette in discussione anche parte del femminismo occidentale che ha riprodotto la stessa gerarchia dei sessi, idealizzando la donna in maniera speculare a quello che ha fatto la cultura maschilista e patriarcale. La sfida lanciata è chiara: ripensare l'identità di ogni persona come qualcosa in continuo mutamento, che non si lascia ridurre ad alcun modello stereotipato. Una sfida che può garantire l'accesso ai diritti e la qualità della pratica democratica.
Judith Butler, una delle filosofe più autorevoli e originali del pensiero contemporaneo, è docente presso l'Università della California, Berkeley. Tra le sue più recenti pubblicazioni tradotte in italiano: Che tu sia il mio corpo(con Catherine Malabou, Mimesis); L'alleanza dei corpi (Nottetempo); Spoliazione. I senza casa, senza patria, senza cittadinanza (con Athena Athanasiou, Mimesis); La forza della nonviolenza. Un vincolo etico-politico (Nottetempo). Nel catalogo Laterza, Soggetti di desiderio; Questione di genere. Il femminismo e la sovversione dell'identità; Dialoghi sulla Sinistra. Contingenza, egemonia, universalità (con Ernesto Laclau e Slavoj Žižek); Che mondo è mai questo?